Rocca lancia la sfida del futuro
«Ripartire da territori e imprese»

«Riprendiamo in mano il nostro destino» è il titolo della relazione di Gianfelice Rocca, presidente di Assolombarda. «Dobbiamo lavorare tutti insieme. E non basta fare, occorre fare bene. Lasciamo volare le imprese e i territori e l’Italia riprenderà a volare».

«L’anno scorso avevo titolato la mia relazione “Va spezzata la spirale della sfiducia”. Due domeniche fa gli italiani hanno dato un segnale netto. Fra disperazione e richiesta d’azione, hanno scelto l’azione. È un richiamo alla responsabilità, responsabilità per il Governo, responsabilità per tutti noi». Per questo motivo Gianfelice Rocca, presidente di Assolombarda , ha intitolato la sua relazione di lunedì 9 giugno «Riprendiamo in mano il nostro destino».

«L’agenda dei cambiamenti è veramente enorme. Veniamo da un ventennio di stagnazione. Non si può pensare che un uomo solo ce la possa fare. Dobbiamo lavorare tutti insieme. E non basta fare, occorre fare bene. È mia profonda convinzione che, nel caso italiano, il recupero non possa che partire dalle imprese e dai territori».

Per Rocca «La soluzione parte dal basso, dall’incredibile patrimonio di risorse umane, cultura, imprenditorialità, impegno sociale che caratterizza molti nostri territori e molte nostre imprese. Lasciamo volare le imprese e i territori e l’Italia riprenderà a volare. E riprenderà la fiducia dei cittadini e degli imprenditori, che sentiranno di avere in mano il loro destino, oggi soffocato da mille lacci e lacciuoli che sembrano impossibili da sciogliere».

«Sono profondamente convinto che per liberare le energie dei territori occorra una totale revisione dell’organizzazione dello Stato. Va risolta la catena incredibile di “autonomie sfiduciate” che, a partire dall’Europa, scendono giù giù sino al più piccolo Comune, in una incredibile babele di burocrazie concorrenti e irresponsabili. Su una buona riforma del Senato, e ancor più su una seria ed efficace riforma del Titolo V della Costituzione, si gioca la sfida più importante e complessa delle riforme italiane. Leggi semplici, chiare e stabili, richiedono non solo competenze adeguate per semplificarle e riscriverle ma, a seguire, una tenace capacità di realizzarle. Oggi mancano entrambe. È la burocrazia, il Moloch che tiene in catene sovranità popolare e governi, imprese e società civile».

Poi il finale sull’Expo 2015 «Un’occasione straordinaria. Molti disfattisti spargono pessimismo. Ebbene, io sono convinto che sarà un grande successo nonostante tutto. Nonostante tutto perché stiamo assistendo alla crescente incapacità dello Stato e delle procedure pubbliche di realizzare grandi infrastrutture rispettando tempi e programmi. Dateci procedure snelle, e le imprese sane daranno il meglio di sé. Dateci cento regolamenti e dieci sfere di controllo, e vincerà la discrezionalità che alimenta opacità e ritardi. Ma voglio essere chiaro: i disonesti devono essere cacciati dalle nostre file. Subito! Le imprese che corrompono devono stare fuori dal nostro sistema perché impediscono alle imprese sane di stare sul mercato. Perché rovinano la vita di centinaia di imprese e di migliaia di famiglie, per le quali legalità vuol dire sviluppo».

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