Scaglia: manca una visione sul futuro
«Puntare sul manifatturiero avanzato»

La necessità di avere una visione per il futuro. Questo è uno dei numerosi temi affrontati dal presidente di Confindustria Bergamo, Stefano Scaglia, alla sua prima assemblea pubblica alla Cms di Zogno, cui è intervenuto il presidente nazionale Vincenzo Boccia.

Lo spettro della deindustrializzazione paventato dallo studio Ocse 15 anni fa è stato scongiurato: le aziende aderenti a Confindustria Bergamo sono già tornate a valori della produzione di pre-crisi, l’industria bergamasca nel suo complesso non ancora («mancano ancora una decina di punti da recuperare»); gli investimenti, grazie agli incentivi del piano Calenda stanno conoscendo un vero e proprio boom (qualcosa come 80 milioni di euro); l’export è cresciuto del 45% dal 2009 e Bergamo è la quinta provincia esportatrice d’Italia e la meccanica rappresenta il 58% dell’export. Anche sul piano del mercato del lavoro Bergamo svetta e con il suo 5,3% vanta il più basso tasso di disoccupazione in Lombardia. «In Italia solo Bolzano e Reggio Emilia hanno indicatori migliori del nostro. Anche la disoccupazione giovanile da noi va meglio: il 14,1% contro il 18,7% (media della Lombardia) e il 28,4% (media italiana)».

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Questi risultati il presidente di Confindustria Bergamo Stefano Scaglia, al suo debutto in un’assemblea pubblica confindustriale organizzata nella sede della Cms di Zogno, ha presentato con un certo orgoglio, di fronte al presidente nazionale Vincenzo Boccia e a una folta platea. Ma non si è certo dimenticato i problemi: come l’andamento demografico che in prospettiva «acuirà ulteriormente le difficoltà di reperimento di personale, in particolare qualificato»; o come la «polarizzazione» che sta divaricando sempre di più le aziende più brillanti (che vanno sempre meglio) e quelle «di coda» (che faticano sempre di più).

Ma ci sono anche i correttivi: «Le nostre imprese sono disponibili ad investire in informazione, formazione e nuova tecnologia». E anche i lavoratori devono sempre più adattarsi alle «soluzioni imposte dal nuovo scenario» e condividere «le soluzioni organizzative, dalle turnazioni al cambiamento di mansione al lavoro straordinario».

La formazione, poi, è centrale e deve riguardare tutti, lavoratori e imprenditori. E qui Scaglia ha lanciato una proposta: «Punteremo a valorizzare le persone, siano essi imprenditori o lavoratori, nel nuovo scenario tecnologico; penseremo a ricerche esplorative, a percorsi conoscitivi, e valuteremo la fattibilità di una “academy” territoriale sullo smart manufacturing per i lavoratori».

Quello che manca a Bergamo è una «vision» (che, per gli industriali, dovrebbe puntare al manifatturiero avanzato, integrato con i servizi tecnologici e volto all’internazionalizzazione) e qui Scaglia ha messo il dito nella piaga: «Il nostro territorio fa fatica ad elaborare una prospettiva sul futuro, e invece, proprio in questo momento, ve n’è un grande bisogno».

Leggi le due pagine di approfondimento su L’Eco di Bergamo dell’8 novembre

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