Ubi, nuovo vertice per l’Ops di Intesa
Lunedì riunione bresciani-Patto dei Mille

Giovedì 20 febbraio la bocciatura del Car, il patto di consultazione a cui aderisce il 17,8% del capitale Ubi: «Ops ostile e inaccettabile». Cera: inadeguata dal punto di vista dei valori «economico-patrimoniali».

Si riuniranno lunedì prossimo, 24 febbraio, i due restanti patti di sindacato di Ubi Banca, il Sindacato azionisti Ubi Banca a cui aderiscono i soci storici bresciani – inclusa la famiglia dell’ex presidente di Intesa, Giovanni Bazoli – e il Patto dei Mille, che raccoglie una piccola rappresentanza di soci bergamaschi. Sul tavolo degli organi dei due patti, a quanto si apprende, ci sarà l’Ops di Intesa su Ubi.

LA BOCCIATURA DEL CAR

«L’Ops di Intesa-Unipol, come prospettata, appare ostile, non concordata, non coerente coi valori impliciti di Ubi e dunque inaccettabile». È quanto si legge in un comunicato del Car, il patto di consultazione a cui aderisce il 17,8% del capitale di Ubi.

Il patto di consultazione di Ubi Banca si è riunito nella mattinata di giovedì 20 febbraio per esaminare l’offerta pubblica di scambio lanciata nella notte di lunedì 17 febbraio da Intesa Sanpaolo. I componenti del patto, a cui partecipano le fondazioni Caricuneo e Banca del Monte di Lombardia e sei grandi famiglie imprenditoriali di Bergamo e Brescia (Bombassei, Bosatelli, Andreoletti, Gussalli Beretta, Pilenga e Radici), hanno chiarito che l’offerta è «ostile e inaccettabile». «Ubi è una banca sana, stabile, redditizia, ben gestita per competenze e risorse umane, competitiva e riconosciuta sul mercato di riferimento, realtà centrale per il sistema socio-economico del Paese», afferma il Car. «Gli azionisti riuniti nel Car ritengono di dover tutelare, al contempo, il loro investimento e la Banca con i suoi territori di riferimento e si sono impegnati in un progetto di medio e lungo termine» prosegue la nota.

Il patto di consultazione non esclude nemmeno di poter aumentare la sua quota nella banca. «Non escludiamo nulla», ha detto Mario Cera, componente del comitato direttivo del patto, che ha poi sottolineato l’inadeguatezza dell’Ops dal punto di vista dei valori «economico-patrimoniali». «C’è un patrimonio netto, basta vedere il bilancio», ha detto, facendo implicito riferimento al fatto che Intesa valorizza Ubi circa 0,6 volte il patrimonio netto. La decisione del patto Car è anche legata alla volontà di tutelare il «personale» e i «territori» su cui insiste la banca. «Abbiamo pensato molto alle risorse umane, al personale di Ubi. Il patrimonio di Ubi è essenzialmente il suo personale. Abbiamo pensato molto e vogliamo tutelare la banca così com’ è», ha detto ancora Mario Cera. «Ci teniamo a dirlo – ha aggiunto – anche perché le fondazioni socie hanno anche dei contenuti sociali, non è solo il valore delle azioni, non esiste solo quel mercato, esistono anche i territori». «Nel Car c’è grande intesa, l’intesa ce l’abbiamo già in casa», ha poi scherzato il presidente del patto, Armando Santus, giocando sulla parola «intesa».

Si è poi appreso che il patto di sindacato «al momento» non ha alcun advisor mentre la banca ha scelto «Credit Suisse», come ha confermato il presidente della Fondazione Caricuneo, Giandomenico Genta.

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