Binario unico
vergogna italiana

Sono 23 i morti accertati e diverse decine i feriti: la tragedia sulla linea Corato-Andria espone il suo durissimo prezzo e impone di far luogo alla pietà umana per il dolore delle famiglie toccate da un evento di una brutalità pari soltanto alla sua insensatezza. Ciò, peraltro, non deve far velo all’esigenza – anzi, all’obbligo – di riflettere sulle cause, immediate e remote, di simili avvenimenti.

Errore umano, sembra essere la ragione specifica dello scontro tra i due treni: le indagini chiariranno il punto. E ancora. Le ferrovie italiane sono tra le più sicure al mondo, fanno osservare gli esperti in base alle statistiche del numero di morti per chilometri di linea. Ma questi dati «freddi» – che possono servire come flebile argomento di difesa per quanto riguarda la sicurezza – non tengono conto dello stato complessivo delle ferrovie.

Attualmente i chilometri di strada ferrata sono 16.674; soltanto duemila in più del 1905, allorché le ferrovie vennero statalizzate. Nel 1939 le linee coprivano circa 39 mila chilometri. Al netto delle distruzioni avvenute nel secondo conflitto mondiale, si può concludere senza timore di smentite che – nei settant’anni della storia repubblicana – il sistema ferroviario sia stato largamente trascurato nell’illusione che esso potesse essere utilmente soppiantato dallo sviluppo delle autostrade e dell’incremento dell’uso delle automobili.

Quanto ciò abbia condotto a una serie di strozzature che rendono il nostro Paese tra i più arretrati nel trasporto e nella mobilità delle persone e delle merci è sotto gli occhi di tutti.

In vero, anche senza indulgere in polemiche sui pesantissimi interessi privati che portarono a privilegiare l’auto rispetto alle ferrovie non si può fare a meno di riflettere su alcuni dati. Ben 9.161 chilometri di ferrovia (su 16.674) sono a binario unico; 4.733 km non elettrificati. L’unica regione nella quale i tratti a doppio binario superano quelli a binario unico è il Lazio; di contro, in Sicilia i km a doppio binario sono 180 contro i 1.199 a binario unico. Cifre che parlano da sole.

Che implicano gravi responsabilità e clamorosi errori del ceto politico, ai quali si devono sommare le continue (e mai contrastate) inefficienze dei vertici ferroviari. Uno sguardo alle carriere dei tanti amministratori delegati che sono passati indenni, anzi con maggiori incarichi, dalle stanze di piazza della Croce Rossa a Roma sarebbe istruttivo per tutti.

Proprio per rispetto ai morti della tragedia consumatasi in Puglia, è necessario guardare al funzionamento delle ferrovie italiane. Ai politici nazionali e regionali, nonché ai vertici delle ferrovie andrebbe chiesto se sia sopportabile il livello di disagio che è costretto a subire la stragrande maggioranza dei viaggiatori.

Andrebbe, per un momento, messo da parte il luccichio fuorviante dei Frecciarossa, per guardare ai ritardi continui, alla sporcizia dei treni, alla mancanza di servizi sui convogli e nelle stazioni. Al degrado complessivo di un sistema. Quotidianità nella quale la tragedia del binario unico diventa la vergogna di una infrastruttura intollerabilmente al di sotto di un Paese civile.

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