Contratti fittizi
Chi paga la furbata

I furbetti dell’assegno di disoccupazione. Stiamo parlando dei rapporti di lavoro fittizi, ovvero di quei contratti lavorativi esistenti solo sulla carta, come nelle «Anime morte» di Gogol, così da permettere di lucrare posizioni lavorative come prestazioni non dovute, indennità di disoccupazione, permessi di soggiorno e via dicendo. In Lombardia l’epicentro di questo fenomeno, diffusissimo nel Mezzogiorno, è a Bergamo, dove si registrano i casi più frequenti con 1.628 posizioni fasulle e un danno potenziale di 4,8 milioni di euro sottratti allo Stato. È quanto emerge dal Rapporto sulle attività dell’Inps per il 2016, presentato alla Cisl Lombardia nei giorni scorsi. Come ha spiegato Gerardo Manzione, responsabile dell’attività di vigilanza Inps in Lombardia, il fenomeno dei rapporti di lavoro fittizi è emerso circa 5-6 anni fa nell’agro campano e negli altri territori agricoli del Sud per poi estendersi a macchia d’olio a tutto il territorio nazionale.

L’Inps ha rilevato che l’anno scorso in Lombardia sono state aperte 6.081 posizioni fittizie. Il controvalore in denaro di questi falsi beneficiari ammonta in totale a 18 milioni 243 mila euro, indebitamente versati nelle tasche dei finti lavoratori e recuperati in extremis dall’Inps. A Bergamo il sistema ha avuto un tale successo che si è passati dai 518 casi e ai 1.554.000 euro del 2014, ai 955 casi per 2.865.000 euro dell’anno successivo, fino ai 1.628 casi con 4.884.000 euro di danno per l’istituto nazionale di previdenza per il 2016, quasi il 38 per cento del totale registrato in regione Lombardia. La nostra città insomma è indiscutibilmente la capitale lombarda dei rapporti di lavoro fittizi, un primato non certo invidiabile che fa a pugni con le solide tradizioni morali di questa terra. Per stroncare il fenomeno, a parte una maggiore consapevolezza morale, non c’è che la vigilanza e la certezza della pena, una volta accertati i truffatori. Al fine di anticipare i furbetti dell’assegno di disoccupazione e stroncare le truffe sul nascere, l’Inps ha attivato dal 30 maggio scorso un sistema di prevenzione dall’apertura di «posizioni fantasma».

Il nome, Frozen, è indicativo dell’attività: un piano di controlli statistici che incrocia i dati e intercetta i flussi a rischio. Per poi congelare senza pietà i benefici. Una volta che «Frozen» ha intercettato una denuncia contributiva a rischio, l’Inps infatti avvia ulteriori controlli, conclusi, di norma, entro 30 giorni: senza conseguenze, qualora la denuncia sospetta risulti corretta, senza indizi cioè di sussistenza di rapporti fittizi o di altre irregolarità; oppure, se il sospetto rimane, con l’avvio di «sessioni di lavoro» degli ispettori con la richiesta di partecipazione ai rappresentanti dell’azienda (consulenti del lavoro) per ulteriori controlli anche documentali.

Se l’azienda non collabora e non è possibile chiudere la verifica, l’Inps sospende gli effetti contributivi della denuncia sospetta e di quelle inviate successivamente dall’azienda e, inoltre, pone l’azienda come «irregolare» ai fini del Durc, il Documento unico di regolarità contributiva che serve a certificare che un’impresa sia in regola con i contributi Inps, Inail e casse edili. In caso di ostruzionismo dei datori di lavoro, le misure «restrittive» restano operative fino a quando non è possibile completare i controlli con la collaborazione dei rappresentanti dell’azienda.

È ancora presto per verificare l’efficacia di questa strategia elaborata dall’Istituto guidato da Tito Boeri. Ma presto la sapremo. E soprattutto è indicativo che nel mirino ci siano soprattutto i datori del lavoro, forse i maggiori responsabili di questo tipo di truffa.

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