Energie rinnovabili
Impariamo dal Nord

Entro qualche anno la Svezia riuscirà a soddisfare l’intero fabbisogno energetico-calorifico senza bruciare carbone, petrolio, oli combustibili o altri inquinanti. Lo ha dichiarato già nel 2016 il premier solcialdemocratico Stefan Loefvén, annunciando grandi investimenti per produrre energia con campi di fotovoltaico, impianti eolici, centrali a biomasse, a biocarburanti e a rifiuti. Loefvén ha sottolineato che «i bambini devono crescere in un ambiente sano, privo di tossine. Combattere le sostanze nocive e far pagare chi inquina è alla base del nostro modo di far politica».

Va ricordato che la Svezia produce già oggi con fonti rinnovabili oltre il 60% dell’elettricità. Da qualche anno, poi, importa ingenti quantitativi di spazzatura da altri Paesi per alimentare termovalorizzatori che, realizzati con tecnologie assai avanzate, sono in grado d’incenerire rifiuti ad emissioni zero. Tra i Paesi più industrializzati, l’Italia è quella che ha compiuto negli ultimi 10 anni i maggiori passi avanti nell’utilizzo di fonti rinnovabili (idroelettrico, fotovoltaico ed eolico) tanto che nel 2014 la produzione di energia elettrica con l’utilizzo di tali fonti rappresentava il 35/40% del totale: molto più della Germania (24%), della Francia (17%) e della Gran Bretagna (15%).

Il nostro Paese, tuttavia, essendo un grande consumatore di energia, è ancora costretto ad importarne dall’estero il 14%, attraverso l’utilizzo di elettrodotti. Sarebbe quindi estremamente importante seguire l’esempio della Svezia, non solo per migliorare le sempre più critiche condizioni ambientali, ma anche per raggiungere sostanziali benefici economici. Del resto, se un Paese scandinavo dai lunghi inverni bui e dalle gelide temperature artiche è stato in grado d’intraprendere in maniera così massiccia la strada delle energie alternative, in particolare del fotovoltaico e dell’eolico, a maggior ragione si può chiedere un ulteriore impegno al nostro Paese, che gode di non pochi mesi di ore solari in più e di ampi territori (Sardegna, Sicilia, Appennini meridionali) caratterizzati da venti forti e costanti.

Oltre che per il suo totale impegno nelle rinnovabili, l’Italia dovrebbe guardare alla Svezia anche per ciò che stanno facendo nell’applicazione delle tecnologie più avanzate per la creazione di termovalorizzatori ultramoderni non inquinanti. Una loro diffusa installazione nel nostro Paese, consentirebbe di superare i tanti ostacoli frapposti dalle associazioni ambientaliste all’utilizzo di tali impianti e renderebbe possibile la trasformazione in risorsa di grandi masse di rifiuti. Verrebbe alleggerita, allo stesso tempo, la pressione sulle tante discariche distribuite qua e là nel Paese, spesso abusive e in gran parte esauste - è tristemente noto il fenomeno della terra dei fuochi - che provocano per decenni livelli altissimi d’inquinamento ambientale.

Si creerebbero così le condizioni perché i nostri Comuni, che dispongono di risorse di bilancio sempre più limitate, possano realizzare consistenti risparmi di costi di smaltimento con il conseguente alleggerimento delle cartelle Tari per i cittadini.

Un altro apprezzabile apporto energetico potrebbe derivare dalla combustione di biomassa, settore in cui si è pure registrato qualche progresso negli ultimi anni. Il nostro territorio è una miniera ecologica a cielo aperto e gli scarti o le eccedenze in agricoltura e allevamenti, nonché la potatura di vigneti e oliveti ed altri avanzi di prodotti naturali, costituiscono un autentico combustibile naturale.

Inoltre, l’impiego delle biomasse e dei combustibili da esse derivati non provoca il rilascio di nuova anidride carbonica, principale responsabile dell’effetto serra; la biodegradabilità, propria della loro natura, costituisce un ulteriore vantaggio per l’ambiente.

Va tenuto conto, infatti, che l’inquinamento ambientale in Italia (traffico, riscaldamento, energia) per l’utilizzo di fonti energetiche dannose, ha raggiunto negli ultimi tempi livelli di guardia in molte città, tra cui proprio Bergamo.

È noto e accertato che questa condizione è causa di morti premature per patologie cardiache e respiratorie e per il diffondersi di alcune forme di tumori. Una situazione, questa, che rende quanto mai necessario e «urgente» un sempre più esteso utilizzo di fonti di energia rinnovabili.

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