Giovani vite
in balìa delle mode

L’Italia è il secondo Paese in Europa, dietro solo alla Francia, per consumo di cannabis: lo ha rivelato ieri l’annuale report dell’Osservatorio europeo delle droghe. Secondo quanto emerso dalle ricerche, il 19% dei ragazzi italiani tra i 15 e 34 anni ha fumato uno spinello negli ultimi 12 mesi. Non è un dato che stupisce, perché basta scorrere le notizie date da L’Eco di Bergamo ogni giorno per rendersi conto di quanto il fenomeno sia diffuso e abbia permeato la quotidianità del territorio. Pochi anni fa l’Istituto Mario Negri aveva provato a testare, attraverso l’esame di campioni di acque fognarie, i consumi delle singole droghe (che vengono espulse tramite l’urina e quindi sono intercettabili).

L’area esaminata era la Bassa bergamasca; i numeri emersi erano risultati di una precisione sconvolgente: ogni giorno in quel territorio si fumavano 3.239 dosi di hashish e marijuana, con incremento del 30% rispetto all’analogo rilevamento di tre anni prima. Già allora, nell’esame delle acque reflue, si intercettavano i segnali di un ritorno dell’eroina; una tendenza che è stata confermata lunedì dai dati resi noti dai carabinieri di Bergamo: l’abbassamento del costo delle dosi sta facendo cadere in trappola in particolare tanti giovanissimi, come confermato non solo dai sequestri ma anche dai ritrovamenti sempre più frequenti di siringhe nei parchi. E dall’eroina si sa quanto è difficile uscire

Il quadro complessivo è inquietante, e solleva tante domande. La prima tra tutte è quella che interpella un mondo adulto che affronta in modo sempre troppo irresponsabile il problema: lo si sottovaluta e si sottovalutano le conseguenze dell’uso di droghe cosiddette leggere nella crescita dei ragazzi. Lo stesso Osservatorio europeo ieri ha ammesso di essere scettico sull’ipotesi di legalizzare la cannabis proprio perché non sono disponibili ancora «valutazioni fondate» per giudicarne il possibile impatto. In sostanza, nessuno sa oggi a quali rischi si potrebbe andare incontro. L’irresponsabilità del mondo adulto invece sposta sempre la questione sul tema libertà, concepita come una sorta di dogma, quasi un mantra: si deve poter essere liberi di decidere se consumare o meno cannabis. Ma come si fa a parlare di libertà nel caso di un ragazzo di 15 anni che viene indotto al consumo di droga? La libertà è sempre frutto di un processo di consapevolezza e della conoscenza di ciò a cui si va incontro. Senza di questo non c’è libertà ma solo coercizione camuffata.

Il mondo adulto (e quello dei media che asseconda tutti in queste scelte di comodo) evita invece l’altra parola chiave che permetterebbe di affrontare in modo responsabile questa emergenza. Ed è la parola «educazione». Così accade che nel dibattito pubblico tutte le voci si confrontino sulla questione della legalizzazione e invece regni un assordante silenzio sul tema ben più delicato e umanamente importante della prevenzione. I giovani di oggi non hanno bisogno di adulti, eterni Peter Pan, che legittimino per pigrizia morale scelte di cui nessuno oggi sa oggettivamente misurare le conseguenze. I giovani avrebbero bisogno di adulti che avendo il coraggio di affrontare anche gli inevitabili conflitti, li aiutino a non sottovalutare le scelte. Adulti che sappiano «esserci» e anticipare i problemi, invece di adulti che si rifugiano in un comodo «lasciar fare». È quello che sinceramente ci sentiamo di augurare a questi ragazzi. Che possano avere davanti adulti non che li compatiscano, ma che li aiutino a scegliere e a non lasciare la propria vita in balia delle mode.

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