Lo Stato taglia
Bergamo si ingegna

Fatta la Legge, aspetta e spera. Aspetta e spera che poi arriva il regolamento che spiega come rispettare articoli e commi. Dal 2012, i Comuni hanno incassato soldi con le multe, che poi dovevano accantonare, perché la metà, secondo la Legge, era destinata alle amministrazioni provinciali in quanto proprietarie delle strade. Le Province hanno gentilmente atteso il regolamento, peccato che non sia arrivato. Anzi: il bilancio di via Tasso, solo negli ultimi anni, è stato ridotto di circa il 25% a colpi di tagli, spuntatine e sforbiciate varie.

Finché hanno potuto, le Province a quei soldi non hanno troppo pensato. Ma adesso, diventano indispensabili. Anche le Province sembravano condannate a morte, ma invece della tagliola da abbattere contro un ente ritenuto ormai superato (o quantomeno superabile), sono continuati ad arrivare tagli. Il risultato è sotto gli occhi di tutti: l’ente resta in piedi, ma riesce a malapena a tirare a campare. E così - o quasi - i Comuni: trasferimenti sempre più ridotti (l’ultima «botta» è quella sui trasporti: 70 milioni in meno alla Regione), patto di stabilità che blocca i fondi, e sindaci che si riducono a poco più che amministratori condominiali, impotenti di fronte ai bisogni dei cittadini.

Una situazione disarmante, specie di fronte agli sprechi ben noti nel bilancio dello Stato e a «spending review» sempre annunciate, qualche volta tentate, mai davvero realizzate. Dai buchi di bilancio alle buche delle strade il passo sembra lungo, in verità è breve. Perché la Provincia prima o poi sparirà, pensano a Roma, quindi tanto vale cominciare a levarle milioni su milioni. Solo che le competenze sulle strade rimangono, e se non ci sono i soldi per sistemarle il cortocircuito è inevitabile. Tutto perché (anche perché) lo Stato fa una legge e poi dimentica il regolamento.

È a questo punto che entrano in gioco l’arte di arrangiarsi, l’istinto di sopravvivenza. La necessità aguzza l’ingegno, dice il saggio. E questo si sta cominciando a fare anche a Bergamo. Il primo accordo, tra Provincia e Treviglio, è l’esempio da seguire. Treviglio aveva i soldi accantonati, la Provincia li prende e chiede a Treviglio di indicare come utilizzarli lì, sul posto.

Così si farà anche altrove, anche per evitare il paradosso che alcuni Comuni, stanchi di attendere e magari anche di raccogliere le sacrosante lamentele dei cittadini, intervengano direttamente per sistemare strade di competenza della Provincia, con ciò ponendosi nell’assurda situazione di chi sistema un problema e magari passa un guaio per aver messo mano a una cosa non sua, forzando leggi e regolamenti.

Detto questo, vien da citare Flaiano: la situazione è grave, ma non è seria. Non è serio uno Stato che sbandiera l’abolizione delle Province, poi bocciata dai cittadini. Col risultato che l’unica cosa davvero abolita è l’elezione diretta dei rappresentanti. Non è serio uno Stato che fa una legge (e fosse una sola in queste condizioni...) e poi la lascia a metà, dimenticandosi un regolamento fondamentale per le casse, e dunque l’efficienza, degli enti locali. Comunque sia, meno male che ora quei soldi, tanti o pochi che siano, verranno sbloccati e alla lunga cammineremo dribblando qualche buca in meno. Già non è un piacere pagarli, dato che arrivano dalle multe: che almeno servano a qualcosa. Peccato che lo Stato, che va tanto lento, sia l’unico a non correre il rischio di beccarsi un multone.

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