L’ondata populista
scuote la Merkel

Il partito di estrema destra Alternative für Deutschland con il 13,4% è la terza forza politica nel neo eletto Parlamento tedesco. Si distingue nel paesaggio politico europeo per un ritorno ai valori della tradizione politica conservatrice: appartenenza nazionale, ordine e sicurezza. La stabilità politica, il benessere dei cittadini tedeschi, la conquista del primato economico in Europa, la piena occupazione ormai acquisita, non sono bastati a molti elettori per rinnovare la fiducia ad Angela Merkel. I cristiano-democratici della Cdu hanno perso circa l’8% e con circa il 33% dei voti conseguono il peggior risultato dal 1949, anno di fondazione della Repubblica federale.

Più di un milione di elettori sono passati armi e bagagli alla AfD. I socialdemocratici con il 20% e rotti toccano il fondo della loro inarrestabile discesa da quando sono nella grande coalizione. I verdi hanno tenuto le posizioni con il 9% dei voti assieme alla sinistra della Linke. Chi ha guadagnato sono solo i partiti finora non presenti in Parlamento. I liberali con un significativo 10,4% ritornano nel Bundestag da dove erano assenti da quattro anni.

Assieme alla AfD, i liberali hanno segnato il loro successo all’insegna di una politica di austerità nei confronti dei Paesi ad alto debito come l’Italia. Il contenimento dei flussi migratori con la chiusura dei confini è l’altro tema vincente. Il modello è quello canadese: si mettono in sicurezza i confini esterni dell’Europa e poi si contingentano le entrate secondo criteri meritocratici funzionali alle esigenze occupazionali. Avremo probabilmente una coalizione tra la Cdu, i verdi e liberali. Il benessere non basta se si teme poi di perderlo. È questo il messaggio che arriva da queste elezioni. La Germania è l’ultima ad esserci arrivata.

La Brexit si è decisa sul tema migrazione. E così è stato in Olanda dove il partito della libertà Pvv di Wilders è secondo in Parlamento grazie ad una campagna all’insegna della lotta all’invasione degli stranieri. E del resto il neo presidente francese Emmanuel Macron viene dal nulla politico. A dimostrazione che il nuovo vuole far piazza pulita dei vecchi partiti tradizionali.

Sul tema migrazioni si sta giocando la spaccatura dell’Unione europea con la dura opposizione all’ingresso in Europa degli stranieri di Ungheria, Polonia, Repubblica Ceca. Tutti i segnali erano dunque chiari e tuttavia le classi politiche europee faticano a rendersene conto. La Spd di Martin Schulz anche dopo la sonora sconfitta rivendica l’introduzione in Germania del matrimonio omosessuale parificato a quello tradizionale e quindi con la possibilità di adozione e di procreazione per conto terzi. Ed è proprio questa radicalizzazione delle specificità dei singoli a scapito della tutela dei diritti della comunità che spaventa l’elettore medio.

In un Paese come la Germania che ha un tasso di invecchiamento assieme all’Italia tra i più alti al mondo pensare di sopperire alle mancate nascite con il riconoscimento di unioni sterili per definizione è gratificante per i soggetti interessati ma manda un messaggio sbagliato.

Pensare poi di compensare una mancata politica di sostegno alla famiglia con l’ingresso massiccio di nuovi soggetti esterni si rivela controproducente. Non vi è Paese industrializzato al mondo a partire dalla Cina che non si misuri con la necessità di offrire accoglienza ma al contempo di regolarla in base alle capacità di assimilazione del Paese. Ma l’Europa e soprattutto la Germania hanno gli scheletri del razzismo e colonialismo negli armadi e quindi alla fine decisivi restano i rimorsi . Morale: Angela Merkel ha perso. Ma sarà lei a guidare il nuovo governo con i verdi e i liberali.

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