Scuola credibile
Lezione da Oriente

Il copione viene da lontano, ma giunge a proposito. La Cina crede sempre più nella scuola: la maggiore nazione asiatica, vuole continuare a essere quello che da quattromila anni è: tra i primi Paesi al mondo per organizzazione, scienza e tecnologia. Per questo promuove ed esalta un’integrale cultura della scuola. L’universo scolastico anche da noi sta rimettendosi in marcia portandosi appresso un retaggio di innumerevoli remore che ne condizionano in partenza l’efficacia.

Se poi si hanno presenti alcune realtà particolari, anche territoriali, tali considerazioni raggiungono l’evidenza. Già l’inizio lascia perplessi: tempi delle lezioni ridotti e provvisori, cattedre ancora vuote, graduatorie d’istituto inevase, plessi scolastici diversi associati in un’unica reggenza, per tacere d’altro, delineano una realtà emergenziale di evidente labilità. Per non dire della serpeggiante demotivazione dei docenti: in un contesto nel quale si trascura la dignità degli insegnanti, si genera una corrispondente apatia degli alunni. Così pure il tormento dei compiti a casa, con funzione complementare alle lezioni in classe, mette non di rado in serio imbarazzo le famiglie ove, per necessità di bilancio, lavorano papà e mamma e i figli, si sa, sono piuttosto restii a impegnarsi da soli. Il supporto dei nonni è prezioso, ma resta sostitutivo e talvolta eccessivamente permissivo. Le ripetizioni poi costano e non tutti se le possono permettere. Anche perché le spese scolastiche sono di per sé elevate per una famiglia di medio reddito.

Senza dimenticare la crisi profonda che sta attraversando l’istituto familiare e porta spesso alla separazione dei coniugi con conseguente disorientamento esistenziale della prole. In questi sempre più frequenti casi, per i figli rimasti praticamente soli, la scuola diventa l’unico riferimento nel presente e per il futuro. È la loro seconda famiglia che può accoglierli e formarli compensando il fallimento genitoriale che li ha colti quasi sempre di sorpresa lungo i loro più delicati percorsi di vita. Anche la denatalità in libera caduta comporta effetti negativi: i giovani sono sempre più pochi e sempre più soli per cui, spesso, si rifugiano in realtà evanescenti e ad alto rischio: il computer, il telefonino, il tablet… Narciso, il figlio del fiume e della ninfa, ripiegato sul suo io, che languisce nell’ammirazione solitaria di sé, sembra riprender fiato tra le nuove generazioni che poi sono tentate di rifarsi in forme associative deliranti: il branco, il bullismo, lo sballo. Non sono solo mali della scuola, ma si manifestano prevalentemente a scuola, sintomi di una gioventù che cresce in sofferenza di solitudine e di ideali. In questi casi, le dinamiche associative dei gruppi scolastici divengono terapeutiche e possono non di rado impedire conseguenze anche tragiche. I programmi ministeriali e i loro contenuti più o meno obsoleti e ripetitivi, non possono onestamente essere invocati a discolpa: la libertà didattica dei docenti, garantita dalla Costituzione (art. 3), fa spesso la differenza di clima e di stile da una scuola all’altra, da un’aula all’altra. La forma nell’insegnamento, entro le mura scolastiche, si fa sostanza, crea nuovi spazi, sistemi diversi, respiro nuovo.

Pure il problema dell’orientamento si appella a pieno titolo alla efficienza della scuola. Sono ancora tanti gli studenti che abbandonano la scuola perché manca l’orientamento di base e sono incapaci di cogliere il proprio futuro. Senza una bussola direzionale anche lo studio diventa sterile, non serve alla vita e non di rado si scompone in apatia e pure in violenza. Le percentuali degli insoddisfatti per la scelta di rotta dopo la terza media e anche dopo la maturità, raggiungono in Italia cifre da vertigine. Si sbaglia percorso principalmente per disinformazione, così dicono le statistiche dal vivo. Non servono consigli approssimati, occorrono direttive mirate, strettamente correlate all’utile e al dilettevole di ciascun alunno. Per cui si richiedono indagini personalizzate che vadano oltre l’immediato e l’apparente: nulla è più imprevedibile di un giovane che cresce.

In questo problematico contesto, a breve, in ottobre, dal 3 al 28, si terrà la XV assemblea ordinaria del Sinodo dei vescovi sui giovani in cammino e sui loro mille perché, con il Papa e tutti i presuli: non si potrà fare a meno di prendere in considerazione la scuola come componente fondamentale della loro formazione La frequentano quotidianamente, tra le sue mura trascorrono la maggior parte del loro tempo con animo disponibile e mente aperta. In attesa di una attenzione e dedizione che spesso mancano. Soprattutto in ambito formativo oltre che informativo. Anche perché la scienza in sé, è studio del fenomeno, meno delle sue remote causalità. Di qui l’importanza dell’ora di religione e dei suoi insegnanti. Chi meglio del sacerdote, del proprio parroco o curato, con l’opportunità continuativa di intercettare anche i molti giovani che a Messa non vanno e neppure frequentano l’oratorio?

In Giappone, altra nazione di spicco, l’inizio dell’anno scolastico è considerato un evento nazionale straordinario: vi partecipa l’Imperatore, tutte le componenti politiche del Paese, le autorità di ogni ordine e grado. Le due maggiori religioni locali, lo scintoismo e il buddismo promuovono celebrazioni correlate, preparate tempestivamente, disseminate ovunque, che ne sottolineano l’importanza, con partecipazioni massicce, soprattutto giovanili, da mane a sera, per propiziare la fecondità delle giovani menti che si aprono alla vita. Le massime rappresentanze religiose sono in prima fila nei templi ad accogliere e guidare queste frequentazioni e a manifestare personalmente la vicinanza della religione alle realtà fondamentali dell’esistere. La Cina e il Giappone sono terre lontane, ma il loro messaggio incentivante, quasi provocatorio, in questi giorni d’inizio anno scolastico, alla vigilia dell’Assemblea dei vescovi sui giovani, ci giunge in viva voce. Non tanto per dire ai nostri studenti: venite in Cina, passando dal paese del Sol Levante, ma perché anche la nostra scuola vada incontro coraggiosamente alla sua nuova primavera, colma di attese.

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