Travolti dal grande cuore
dei bergamaschi

Yousef avrà sepoltura, ma non è un miracolo. Un miracolo è qualcosa di imprevedibile che ti sorprende per la sua luminosa capacità di essere fuori dagli schemi. Un miracolo è un bagliore accecante. Yousef avrà sepoltura per qualcosa che conosciamo da sempre, morbido e travolgente: il cuore dei bergamaschi.

Quel bimbo morto per un parto prematuro e parcheggiato da un mese nella morgue dell’ospedale Papa Giovanni potrà contare su un funerale dignitoso e partecipato: dietro la piccola bara ci saranno idealmente anche i nostri lettori. Problema risolto in due ore come siamo abituati a fare a queste latitudini: avete letto, avete scosso la testa, avete reagito.

E noi - travolti dalle mail, dalle telefonate, dalle lettere – siamo stati ancora una volta orgogliosi di rappresentare un territorio che non cede alla passività, che non vuole lasciarsi andare alla sfiducia. E che riconosce a questo giornale da 134 anni il compito di interpretare le sue sensibilità. Un territorio che ha dentro quei valori di solidarietà e di pietà fondamentali per affrontare la faccenda e risolverla senza indugio.

Un bimbo deve avere sepoltura. Anche se la mamma non può permettersi il funerale, anche se il Comune è distratto, anche se la burocrazia pone i suoi cervellotici distinguo, anche se sembra non esserci nessuno disposto a fermarsi e a guardare in faccia un problema così piccolo con effetti così grandi.

Non ci possono essere obiezioni davanti all’ultimo viaggio di un angelo. Non per un bergamasco. Non per chi ha ascoltato il discorso della luna di Papa Giovanni; non per chi ha avvertito sulla guancia, da figlio, la carezza di sua madre o di sua nonna quella sera.

Adesso Yousef avrà pace. E ci aiuterà a riflettere su una società che nel vivere quotidiano sembra aver perso un briciolo di umanità, salvo ritrovarla come un bene prezioso alla prima chiamata. Quasi che quella sensibilità fosse in sonno, pronta a risvegliarsi al più piccolo accenno di bisogno. Ma una società capace di questo non ha ancora perso la sua battaglia. Nonostante la crisi, nonostante l’aridità di certi messaggi, nonostante le difficoltà quotidiane. Una comunità capace di questa spontanea generosità, ha tutto per guardare al futuro con rinnovato slancio. Un giorno del 1981, all’arrivo a Bergamo di Papa Wojtyla, L’Eco titolò: «Piove, ma è come se ci fosse il sole». Ecco, oggi grazie a voi è un giorno così.

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