Colleoni, fatali le testate contro il cordolo
L’autopsia: non usati oggetti contundenti

Le lesioni al capo hanno causato la morte del ristoratore ed ex politico
È stato anche preso a calci a terra: aveva colpi anche al torace. Domani mattina i funerali.

Una serie di colpi inferti alla testa contro il cordolo in pietra del vialetto del giardino del ristorante «Il Carroccio»: sono state queste lesioni, causate con estrema violenza, a causare la morte di Franco Colleoni, il ristoratore di 68 anni ed ex esponente dell’allora Lega Nord, ucciso sabato mattina nel giardino della cascina di via Sertorio a Brembo di Dalmine dove abitava e dove sorge anche il suo locale. È quanto trapela dall’autopsia eseguita ieri mattina nella camera mortuaria dell’ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo dal dottor Matteo Marchesi, il medico legale incaricato dal sostituto procuratore Fabrizio Gaverini. I dettagli si avranno soltanto tra due mesi: l’anatomopatologo avrà infatti 60 giorni per formalizzare quanto emerso dall’esame nella relazione che invierà in Procura.

I primi riscontri, più evidenti, di fatto confermano quanto ricostruito dai carabineri di Treviglio e Bergamo. E hanno permesso di escludere che per uccidere Colleoni – in carcere con l’accusa di omicidio volontario c’è il figlio minore Francesco, 34 anni, cuoco del Carroccio e che aveva fatto parziali ammissioni di responsabilità ai militari e al pm, avvalendosi poi della facoltà di non rispondere davanti al gip – siano stati utilizzati oggetti contundenti o pietre: i carabinieri durante i rilievi avevano sequestrato alcuni arnesi in ferro trovati in giardino e sporchi di sangue, oltre ad alcuni sassi. Ma nessuna suppellettile né alcuna pietra sono risultati compatibili con le ferite al capo e al viso, provocate soltanto nell’impatto tra il cranio e il cordolo in pietra sconnessa e appuntita. Quanti colpi di preciso emergerà dalla relazione. Di sicuro diversi e tutti estremamente violenti.

Chi ha visto il corpo ha parlato di «massacro»: Franco Colleoni aveva anche lesioni al torace. Probabilmente è stato anche colpito con dei calci mentre era già a terra. A scatenare la reazione del figlio – hanno ricostruito i carabinieri anche attraverso quanto riferito dallo stesso indagato – è stata una lite per due lampioni del giardino che erano da riparare in vista della riapertura del Carroccio, prima del dramma prevista per ieri (invece il giardino resta per ora sotto sequestro e ieri sono stati collocati dei mazzi di fiori davanti al cancellino d’ingresso).

A quel punto Colleoni padre si sarebbe fatto avanti verso il figlio, spintonandolo e dandogli uno schiaffo o un pugno al viso (Francesco aveva infatti un’ecchimosi a uno zigomo). Di lì la reazione del trentaquattrenne: spintoni e pugni, fino alla caduta del genitore vicino al cordolo e i successivi colpi della testa contro il manufatto in pietra. Dopodiché Francesco ha raggiunto l’abitazione del papà – che si trova al primo piano, dunque sopra il locale – e l’ha maldestramente messa a soqquadro. Quindi ha chiamato la madre, separata da Franco da tempo e che vive in un’altra ala della grande cascina ristrutturata, fingendo di aver scoperto in quel momento il corpo del papà. Solo sabato notte, messo alle strette, ha ammesso ai carabinieri.

L’aggressione risalirebbe a poco prima dell’allarme lanciato da lui stesso: all’arrivo dei carabinieri la temperatura corporea di Colleoni era ancora di 35 gradi. Alcuni vicini avrebbero poi riferito all’ex moglie Tiziana Ferrari di aver sentito, poco prima, delle grida e l’abbaiare dei cani dal giardino (il cui interno dalla strada non è visibile perché il muro perimetrale è alto due metri e mezzo). Probabilmente era il momento della lite culminata con la morte violenza di Franco Colleoni, i cui funerali saranno celebrati domattina, alle 9,30, nella chiesa parrocchiale di Brembo.

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