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Mercoledì 26 Giugno 2013
Un lavoro a tre euro all'ora
Retribuzione ufficiale. E tedesca
di Giorgio Gandola
Tre euro all'ora. Meno di quanto raccoglie un parcheggiatore abusivo o un lavavetri al semaforo, eppure è una retribuzione ufficiale. Ufficiale e tedesca, per la precisione.
Tre euro all'ora. Meno di quanto raccoglie un parcheggiatore abusivo o un lavavetri al semaforo, eppure è una retribuzione ufficiale. Ufficiale e tedesca, per la precisione. Si tratta dello stipendio di cinque milioni di giovani assunti con la formula del «mini job», vale a dire 450 euro al mese senza contributi previdenziali né imposizione fiscale.
E' un contratto introdotto dal governo Schroeder nel 2005 per favorire l'occupazione degli studenti durante l'estate ed è piaciuto così tanto che gli imprenditori lo hanno adattato a numerose altre esigenze con il supporto acquiescente della politica e del sindacato. Tre euro all'ora è un parametro vagamente cinese.
Con questo costo del lavoro (tra l'altro gli imprenditori che applicano il mini job hanno finanziamenti dallo Stato) non dev'essere così difficile confermarsi locomotiva d'Europa e impartire lezioni di rettitudine finanziaria a pranzo e a cena. Se n'è accorto il Belgio, che ha fatto scoppiare lo scandalo chiedendo a Bruxelles l'apertura di un procedimento di infrazione nei confronti di Berlino per concorrenza sleale.
Oltre ai cinque milioni di giovani, donne e immigrati con il mini job ce ne sarebbero altri 2,5 che cumulano questa tipologia di contratto con un'altra occupazione. Salario da fame e nessuna ipotesi di pensione: i sacri testi di Bruxelles riguardo al welfare dicono ben altro. Se domani Enrico Letta sarà in difficoltà a far valere i diritti dei cittadini italiani, può sempre pronunciare le due paroline magiche: tre euro.
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