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Venerdì 19 Luglio 2013
Ligresti intoccabile resta in Svizzera
Alma e Alua si sono fidate dell'Italia
di Giorgio Gandola
Mentre il pasticcio kazako attende di ammorbare il Parlamento e il pessimo cuoco Angelino Alfano (a Masterchef verrebbe preso a calci da Cracco), ci accorgiamo di un molto simile fattaccio a parti invertite: come il resto della sua famiglia, Paolo Ligresti è inseguito da mandato di cattura.
Mentre il pasticcio kazako attende di ammorbare il Parlamento e il pessimo cuoco Angelino Alfano (a Masterchef verrebbe preso a calci da Cracco), ci accorgiamo di un molto simile fattaccio a parti invertite: come il resto della sua famiglia, Paolo Ligresti è inseguito da mandato di cattura per falso in bilancio e distrazione di fondi societari.
La Procura di Torino ha emesso gli ordini di carcerazione per pericolo di fuga e inquinamento delle prove. Ma a differenza del padre e delle sorelle, Paolo Ligresti è uccel di bosco in Svizzera. Vive a Lugano dal 1996, è cittadino elvetico e stasera può brindare dalla sua villa vista lago di Montagnola alla salute delle numerose vittime dello scandalo Fonsai. I suoi legali sono stati perentori: nessuna intenzione di tornare in Italia.
E la legislazione svizzera, ammorbiditasi non casualmente solo nel periodo di Tangentopoli quando il procuratore Carla Del Ponte cinguettava (giuridicamente parlando) con i pm di Mani pulite, in questo caso è granitica: accordi bilaterali prevedono che non ci sia estradizione per questo tipo di reati.
Porta in faccia, come per Pietrostefani (organizzatore dell'omicidio Calabresi in libertà a Parigi Montmartre), come per l'assassino Battisti al sole di Copacabana. Quella stessa porta che noi non siamo capaci di chiudere neppure quando si tratta di difendere la dignità degli innocenti, vedi Alma e sua figlia Alua di 6 anni. Le quali hanno commesso un solo, fatale errore: quello di fidarsi dell'Italia. Avessero scelto la Svizzera nessuno avrebbe osato toccarle.
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