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Sabato 07 Settembre 2013
Questioni di fregate
Gianlorenzo Barollo
Mentre sul Mediterraneo soffiano venti di guerra, mentre il nostro governo dice di non volersi accodare all'operazione militare Usa in Siria senza il visto dell'Onu, due navi della marina italiana salpano silenziosamente per il Libano.
Mentre sul Mediterraneo soffiano venti di guerra, mentre il nostro governo dice di non volersi accodare all'operazione militare Usa in Siria senza il visto dell'Onu, due navi della marina italiana salpano silenziosamente per il Libano.
Paese che dista letteralmente un tiro di schioppo - missilistico - dalla martoriata terra siriana. Un caso? Una corrispondenza di bellicosi istinti? Ufficialmente si dice che la missione dal cacciatorpediniere Andrea Doria e della fregata Maestrale era già studiata in base alla presenza delle nostre forze in territorio libanese.
Ok, plausibile sulla carta, ma possibile che nessuno - in ambito militare e soprattutto politico - abbia rilevato l'inopportunità diplomatica di questa missione. Vien voglia di chiedere: ma chi è al volante delle forze armate in questo Paese?
Domanda che risuona anche nel caso dell'acquisto milionario degli F 35, dove all'intesa europea si preferisce il made in Usa. Oppure nella consistenza di una missione afgana dove gli interessi tricolori sono ben labili e gli obiettivi di pace sovradimensionati rispetto alle nostre forze.
Ora, come in un film di Chuck Norris stravisto, il Premio Nobel per la pace Obama ritiene che per far tacere le vespe siriane occorra bastonare il nido. Secondo voi quando le vespe infuriate si metteranno a pungere, faranno diplomatiche distinzioni tra gli imprendibili droni americani e i due bersagli tricolore messi gentilmente a portata di tiro?
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