La sindrome di down non ferma Nicola
A Ponte S. Pietro scout da 30 anni

Si è celebrata pochi giorni fa la Giornata mondiale della sindrome di down, una condizione di origine genetica determinata da una copia in più del cromosoma 21. Una giornata durante la quale si è parlato molto di diffondere una maggiore consapevolezza e conoscenza sulla sindrome, creare una nuova cultura della diversità e promuovere il rispetto e l’inclusione nella società.

È quello che accade tutti i giorni grazie a piccole esperienze concrete rese possibili da tante realtà associative e non solo. È quello che è successo anche a Nicola Burini, un ragazzo con sindrome di d own nato nel 1977 che da quando aveva 9 anni partecipa alle attività degli Scout di Ponte San Pietro. «Un mio collega ed amico era uno scout, e mi suggerì di iscrivere Nicola perché avrebbe potuto vivere un’esperienza interessante», racconta il papà Claudio, «Abbiamo accolto il suggerimento, superando i timori che naturalmente possono sorgere, e abbiamo incontrato il Gruppo Scout di Ponte San Pietro».

Così nell’ottobre 1986 Nicola ha iniziato a partecipare alle attività: ad accoglierlo, insieme al resto del gruppo, c’erano Marta e Fausto Brembilla. Fausto oggi ha più di 80 anni, ma si ricorda ancora bene quelle prime esperienze: «Nicola è sempre stato un ragazzo molto sveglio e sensibile. Sia Marta che io per molti anni lo abbiamo accompagnato durante la sua vita da scout, lasciando che si relazionasse con gli altri in modo autonomo e che fossero anche gli altri ragazzi a prendersi cura di lui. Dovevamo solo stare un po’ più attenti». L’esperienza è stata positiva e da quel momento Nicola è diventato un vero e proprio scout, seguendo tutto il percorso tradizionale (dai lupetti fino alla comunità dei capi), tanto che ancora oggi fa parte dell’associazione.

Lo ricorda bene Fausto: «Era chiaro che Nicola si trovasse bene nel gruppo, e non ha mai rinunciato a vivere nessuna delle esperienze proposte, anche i campi estivi lontani da casa e persino i campi mobili». Esperienze di autonomia che per qualsiasi bambino o ragazzo sono una vera e propria sfida, perché chiedono di «superarsi» e mettersi in gioco. E il papà di Nicola aggiunge che «oggi si parla tanto di “Dopo di noi”: la nostra famiglia, con semplicità e grazie agli scout, ha potuto sperimentarlo fin da quando Nicola era piccolo». Perché grazie agli scout Nicola ha potuto sperimentare situazioni in cui gestirsi da solo con la vicinanza di altri; e allo stesso tempo ha regalato ai suoi compagni un’esperienza educativa importante. E quest’anno festeggerà con orgoglio trent’anni da scout.

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