Europa disunita

Il Supermarket Europa è sempre aperto. Business as usual, come stava scritto sulla porta di un negozio da barbiere nella Londra bombardata dai tedeschi. Le alleanze, i valori comuni, l’unione dei popoli vengono dopo, molto dopo.

Poiché l’unico collante sembra proprio essere la moneta, fare affari diventa scopo primario. L’avevamo sospettato qualche giorno fa e l’ha confermato il New York Times: sul caso Regeni molti Paesi europei stanno facendo i pesci in barile per non compromettere i loro interessi con l’Egitto.

Scrive il quotidiano più importante del mondo: «Il peso della repressione di Al Sisi è caduto sugli egiziani, migliaia dei quali sono stati arrestati e molti torturati e uccisi. Tra le vittime c’è Giulio Regeni. La sua morte ha costretto l’Italia a riconsiderare i propri rapporti con l’Egitto. È tempo che anche le altre democrazie occidentali facciano lo stesso. Alla fine Londra ha chiesto un’inchiesta trasparente. Ma c’è stato un vergognoso silenzio da parte della Francia, il cui presidente Francois Hollande andrà al Cairo lunedì per firmare un contratto da 1,1 miliardi di dollari in armi».

Al Sisi è fondamentale per gli equilibri dell’area e per contenere il fondamentalismo islamico, ma su questa vicenda l’ambiguità dell’Europa mette i brividi. Come la decisione di Angela Merkel di far processare un comico, reo di aver diffamato il presidente turco Erdogan. In poche settimane la kanzlerin ha cambiato idea tre volte: no, ni, sì. Sembra più preoccupata di ingraziarsi un potente di cui ha bisogno che di far rispettare principi comuni. Poi non stupiamoci se fuori dal supermarket c’è la giungla.

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