Lasciate in pace i valori

All’indomani della guerra di liberazione tutti i partigiani si associarono nell’Anpi. Ma la guerra fredda divise i partigiani comunisti, socialisti, azionisti, liberali, monarchici, cattolici sotto le sigle Fivl, Fiap, Anpi. Questa si ridusse a un’organizzazione del solo Pci e faceva fatica ad accettare la sconfitta comunista del ’48.

Ora, la generazione vittoriosa contro i nazifascisti sta soccombendo alle inesorabili leggi biologiche. Sotto la sigla Anpi, accanto a un impavido manipolo di bellissimi resistenti in marcia verso i 90 anni, sono state tesserate nuove leve: reduci del ’68, extraparlamentari immarcescibili, nostalgici della cosiddetta nuova resistenza, sinistri radicali, cani sciolti, qualche ambientalista. Oltre alla vigilanza contro le nostalgie fasciste sempre risorgenti, questa Anpi presieduta da Carlo Smuraglia chiama tutti al cimento per la difesa della Costituzione più bella del mondo, sfregiata dalla maggioranza del Parlamento e da un governo mosso (ma vi pare?) da pulsioni autoritarie.

Davvero, come nel ’43, la lotta è tra la libertà e il fascismo o qualche suo surrogato? Dice il presidente: «Ognuno sarà libero di votare come crede, quando verrà il momento; ma oggi sono da evitare azioni ed iniziative che contrastino con la linea assunta dal massimo organo dirigente». Alcuni partigiani – quelli veri, nati prima del 1930 – come Arrigo Petacco o «Diavolo» si sono ribellati al neonato partito della Costituzione, a centralismo democratico, nel quale il centralismo è in pieno sole, la democrazia sta nell’ombra. Lecita la domanda: é la riforma costituzionale che tradisce lo spirito democratico della Costituzione del ’48 o è il nuovo partito-fazione dell’Anpi?

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