A Diano d'Alba
la culla del Dolcetto

Dalla vendemmia 2010 sarà Docg – Denominazione di Origine Controllata e Garantita – il Dolcetto di Diano d'Alba. Un riconoscimento che era giusto e doveroso per questo piccolo centro delle Langhe, sette chilometri da Alba, poco più di 3 mila abitanti, una cinquantina di aziende vitivinicole che lavorano con impegno ed orgoglio per onorare la produzione di pregiati vini, il Dolcetto in particolare, che portano in giro per il mondo il nome di questa comunità, un biglietto da visita enoico come invito a venire tra queste affascinanti colline coperte di vigneti e noccioleti, dove certamente il visitatore non resterà deluso.

Una Docg doverosa, dicevo, perché Diano d'Alba è stato il primo Comune in Italia, già nel 1986, a fissare spontaneamente una mappa delle aree vocate per l'attribuzione della denominazione di “vigneto”, il “cru” francese, il “sorì” in dialetto langarolo (solatìo, esposto al sole, posizione particolarmente favorita dal microclima locale e quindi ad alta vocazione viticola). Per la prima volta in Italia una comunità si dotava già allora di uno strumento urbanistico d'avanguardia, un vero e proprio “Piano regolatore dei vigneti”, segnando un momento importante nella viticoltura italiana. Di “Sorì” a Diano ne sono stati censiti 76, delimitandone i confini, numero di viti, anno di impianto. Ad ognuno è stato assegnato un nome ripescato dall'antica tradizione agricola locale.

Ecco perché la Docg al Dolcetto di Diano conferma la preziosità di un vino prestigioso, dal sapore asciutto (è davvero ignorante chi ancora pensa che il Dolcetto sia vino…dolce), ammandorlato ed armonico, dal profumo intenso e gradevolmente fruttato. Ottimo da abbinare a primi e secondi piatti ma anche da gustare a fine pranzo, specie se si tratta di un “Superiore”, previsto dal disciplinare Docg. Su queste dolci colline, sulle quali svetta la enorme chiesa parrocchiale settecentesca, vengono prodotti anche altri vini di qualità: Barbera d'Alba, Nebbiolo e Barolo per i rossi; il Langhe-Favorita e il Langhe-Arneis per i bianchi. La bandiera del paese resta però sempre il Dolcetto.

Il sindaco Giuseppe Ciravegna, medico dentista, è il primo tifoso del Dolcetto di Diano: «Vedo con quanta cura vengono tenuti i vigneti e l'amore con cui i produttori fanno il loro lavoro. E' giusto che abbiano un profitto adeguato e mi auguro che la Docg serva per convogliare nuova attenzione e nuove risorse su queste aziende». La Cantina comunale “Sorì di Diano” riunisce dal 1999 quarantadue produttori del territorio comunale, soprattutto i più piccoli. Si impegna e si contraddistingue nella promozione dell'immagine del Dolcetto, gestendo un punto vendita, l'enoteca comunale, dove sono presenti le bottiglie di tutte le cantine.

«Il riconoscimento della Docg – spiega il presidente della Cantina, Alessandro Prandi – premia gli sforzi compiuti in tutti questi anni sia da noi produttori sia dalla amministrazione comunale per dare lustro ad un Dolcetto riconosciuto tra i migliori del Piemonte. Abbiamo una produzione di circa 1 milione di bottiglie ma il potenziale è di due milioni. Il nuovo disciplinare ricalca norme severe già in essere da anni e fissa la resa massima di uva a 72 quintali ettaro quando si tratta di un vigneto Sorì».

Nei progetti del Comune e della Cantina comunale c'è quello di dare sempre maggiore visibilità nazionale e internazionale al paese e al suo vino. Un'iniziativa che ha dato importanti riscontri positivi già negli anni passati è la manifestazione “Di Sorì in Sorì”, una domenica di ottobre nella quale i turisti, gli amanti del buon bere e del buon mangiare, seguono un percorso goloso che tocca alcune fra le migliori aziende del territorio, assaggiando vini e piatti tipici della cucina delle Langhe. Punto di arrivo per tutti il Belvedere, la cima dove sorgeva l'antica rocca: da qui si spazia con lo sguardo su tutte le colline albesi sino alle Alpi e all'Appennino. D'obbligo una sosta alla Cantina comunale, dove per la circostanza i vini dei produttori associati sono in vendita a prezzi speciali. Interessante anche la visita al “Museo della vite, del vino e della civiltà contadina”, una serie di testimonianze della vita passata raccolte dai fratelli Beppe e Marco Veglio, titolari dell'azienda “Cascina Rossa”, nella frazione Valle Talloria (tel. 0173-231918).

La 12.a edizione “Di Sorì in Sorì” si svolgerà domenica 17 ottobre (informazioni e iscrizioni telefonando allo 0173-468022, [email protected]). Da segnalare per il pernottamento l'agriturismo “Cascina Rabalot” in bella posizione panoramica e camere confortevoli (tel. 0173-69306). I ristoranti-trattoria tipici sono “Langhet” (tel. 0173-231751) e “Nelle Vigne” (tel. 0173-468503).

Roberto Vitali

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