Piatti orobici
e vino Marsala

Tra Bergamo e Marsala i legami sono sempre stati intensi e cordiali, storici, patriottici, ma anche enogastronomici. Dei circa 200 bergamaschi che sbarcarono a Marsala nel 1860 con Garibaldi e cambiarono la storia italiana si sa ormai tutto.

Sulla scia di quelle camicie rosse orobiche è nata una simpatia tra la provincia di Bergamo e quella di Trapani che più volte si è manifestata in incontri e gemellaggi anche ufficiali da parte della Camera di Commercio e dell'Amministrazione comunale. Si è anche cercato lo scambio di prodotti tipici dell'agricoltura. Valcalepio in cambio di Marsala? Farina di mais in cambio di capperi? Perché no?

Non vogliamo certo paragonare la storia e il blasone del vino Marsala (ben conosciuto già nell'Ottocento, è stato la prima Doc italiana nel 1932) con la breve vita del Valcalepio (Doc dal 1976). Nonostante la differenza di “blasone”, i due vini si sono incontrati all'antico ristorante Del Moro, nel centro di Bergamo, per la cena ecumenica dell'Accademia Italiana della Cucina, presieduta dal conte Bonaventura Grumelli Pedrocca, vicepresidente Lucio Piombi, segretario Roberto Magri. Ospite d'onore Diego Maggio, venuto da Marsala a presentare il suo libro: “Ragioni e sentimenti nella Sicilia del vino”, edito da Gedit di Bologna.

Tradizioni rurali e dei buoni sapori, mediterraneo profondo, dolci ricordi, umori ed amori, temperature e temperamenti, colture e culture, saperi e sapori, eroismi ed egoismi, intensità di relazioni umane, valorizzazione delle tante risorse, prospettive ragionevoli di progresso: tutto ciò si trova lungo le 260 pagine di questa pubblicazione di cui parla ormai tutta una certa Italia del buon gusto.

Ma a “comunicare” la Sicilia, in maniera speciale, ancora una volta sono valse le affabulazioni di Diego Maggio, avvocato, presidente dei “Paladini del Marsala”. Con varianti sul tema, molte città della Penisola vedono ormai abitualmente Diego Maggio svolgere la sua mission di connettore comunicazionale tra le aziende e i ristoratori, le belle tavole e i grandi chef.
La Sicilia del vino ha ancora una volta costituito un leit motiv inaspettato e affascinante. L'orgoglio di raccontare “storia” e storie, valori e personaggi, umiltà e nobiltà. Momenti di autentico coinvolgimento emotivo degli Accademici bergamaschi hanno sottolineato le parole dell'ambasciatore siciliano, che ha fatto sentire tutti in viaggio attraverso l'isola del sole.  Con gli occhi lucidi, rievocando le struggenti parole di Paolo Borsellino per “una terra che un giorno sarà bellissima”.

Ne è venuto fuori anche un dialogo a più voci – Lucio Piombi, Paolo Fusier, Bartolomeo Colleoni, Roberto Magri gli intervenuti - sul libro “servito” tra un piatto e l'altro, insieme a due grandi Riserve di Marsala Vergine (Martinez e Bianchi) sui formaggi bergamaschi e agli stupendi Passiti di Pantelleria Nes e Nun (Pellegrino e Miceli) sul dessert.

Per completezza di cronaca, un “bravo” allo staff di cucina di Chicco Coria per il “capù di verza al magro con crema di taleggio”, gli “scarpinòcc con erbette e formaggio fuso” e il “bertagnì al latte con polenta”.

Roberto Vitali

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