Il Boca Doc della Vallana
protagonista a La Caprese

Ammetto l'ignoranza. Non avevo mai degustato un Boca Doc, vino rosso che si produce nell'Alto Piemonte, più esattamente nel territorio del Comune di Boca e in parte del territorio dei Comuni limitrofi di Maggiora, Cavallirio, Prato Sesia e Grignasco, tutti in provincia di Novara. Il Boca, che è Doc sin dal 1969, è prodotto in prevalenza con le uve di Nebbiolo (qui chiamato anche Spanna), cui si aggiungono, in percentuali minori, quelle di Vespolina e Bonarda novarese (Uva rara).

Ha colore rosso rubino brillante, con leggere sfumature di granato; il sapore è asciutto, sapido, armonico, anche un po' speziato. E' vino da invecchiamento, da abbinare a piatti complessi, arrosti, cacciagione, formaggi stagionati. Se non avevo avuto occasione di assaggiarlo prima è anche perché se ne produce davvero poco. Si pensi che, tra tutti i cinque Comuni previsti nel Disciplinare, la produzione del Boca Doc può contare su una ventina, non più, di ettari vitati. L'occasione per assaggiare un Boca 2004 Doc mi è stata data da una cena al ristorante “La Caprese” di Bruno Federico, a Mozzo (Bg), una degustazione dedicata alla cucina partenopea di Bruno in abbinamento ai vini piemontesi della Casa Vinicola Antonio Vallana, con sede a Maggiora (No).

Una cantina antica (viene fatta risalire al 1787) e sempre tenuta in grande considerazione per la qualità della produzione, che ancor oggi è limitata a circa 70 mila bottiglie complessive. «Quasi tutte prendono la via dell'estero – ci precisa Marina, 25 anni, che si occupa direttamente dell'azienda insieme a mamma Giuseppina e al fratello Francis, enologo – perché esportiamo il 95 per cento della produzione. Le nostre bottiglie vanno negli Usa, in Germania, Gran Bretagna, Olanda, anche Australia». Due soli i vitigni piantati nei pochi ettari: il bianco Erbaluce, il rosso Nebbiolo, il “principe” o “re” di queste terre dell'Alto Piemonte che, sulla base della zona (leggi microclima e composizione terreno) dà origine ai vari Doc, una galassia di denominazioni. Ripeto: il Boca Doc – tanto per dare un'idea della rarità e preziosità del vino – può contare sì e no, in totale, su una ventina di ettari di vigne. Bruno Federico, da grande ristoratore qual è, ha abbinato il Boca 2004 a un “tonno rosso con cipolle di Tropea e vino rosso”.

Letto così l'abbinamento può meravigliare (un rosso corposo con un pesce?), ma assicuro che andava benissimo, perché (qui sta l'accorgimento) tonno e cipolle erano stati cucinati con l'impiego di un corposo vino rosso. Come pure si è rivelato di grande fascino l'altro matrimonio tra il Grignolino di Casa Vallana e i “fusilli caserecci con totanetti”. In apertura il Bianco Colline Novaresi aveva sposato senza problemi le classiche crudità di pesce “alla Caprese”.

Roberto Vitali

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