Chef Ferrari, la sfida
inizia in Provenza

Dimostrando un'abilità nell'intrecciare proficui rapporti professionali non inferiore a quella di cuoco stellato, pochi giorni dopo essere uscito di scena dalle cucine del Roof Garden, Fabrizio Ferrari era già impegnato su altri fornelli.

Dimostrando un'abilità nell'intrecciare proficui rapporti professionali non inferiore a quella di cuoco stellato, pochi giorni dopo essere uscito di scena dalle cucine del Roof Garden, Fabrizio Ferrari era già impegnato su altri fornelli.

E non su fornelli qualsiasi, ma quelli della Maison de Saveurs al Domaine des Andéols, fantastico restaurant resort nell'atmosfera mediterranea della campagna in alta Provenza, per la precisione nella regione del Lubéron, poco distante da Avignone.

Una location fantastica, con dieci camere che sono in realtà altrettante maison indipendenti e bio-compatibili che circondano il corpo della struttura centrale, che oltre al ristorante (che in versione estiva prende il nome «Le platane» dal grande platano che ombreggia il giardino) ospita gli spazi comuni e il centro benessere.

Il proprietario del complesso, Olivier Massart, è anche organizzatore di eventi di altissimo livello nel mondo della moda per conto di nomi del calibro di Cartier ed Yves Saint Laurent. Insomma un posto da mille e una notte, già famoso anche dal punto di vista della ristorazione per via della gestione che per un lustro è stata appannaggio di Alain Ducasse, il più noto tra gli chef-imprenditori di Francia.

Ma come ci è arrivato Fabrizio Ferrari? E soprattutto, com'è che un cuoco italiano ha prevalso su un esponente della «grande cuisine francaise»? Forse è stato utile avere già masticato la cultura della ristorazione transalpina e Oltralpe prima al Royal Monceau di Parigi, quindi da Pierre Gagnaire e soprattutto da Georges Pralus, dove ha imparato i segreti del sottovuoto divenendo uno dei massimi interpreti italiani di questa tecnica ormai piuttosto diffusa.

Leggi di più su L'Eco di martedì 14 maggio

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