Agostino Amato, una carriera
da restaurant manager

Insignito Gran Maestro della Ristorazione, restaurant manager e maitre di indiscussa capacità, sommelier professionista, Agostino Amato, 62 anni, una carriera già prestigiosa alle spalle, ha ancora energia e ingegno da trasferire nel mondo della ristorazione.

Gli sono riconosciute ottime capacità e competenze nella gestione delle risorse umane, nonché nella organizzazione di grandi eventi, senza contare che se la cava bene in quattro lingue. Anni fa ha anche pubblicato sue ricette in rubriche su “L’Eco di Bergamo”. Oggi lo troviamo restaurant manager e maitre al ristorante “Carbonella” di via Broseta, in città, sempre con la stessa capacità di accoglienza e di servizio.

Conseguito il diploma all’Istituto alberghiero di Bari, le sue prime esperienze sono in giro per hotel e ristoranti italiani e sulle navi Costa. A Bergamo arriva nel 1989 e diventa in pochi anni lo storico direttore del Ristorante Piemontese, covo allora di giornalisti e politici. In collaborazione e società con il Gruppo Manzi, non solo Amato guida ottimamente il «Piemontese» ma collabora all’apertura di altri due locali: la Carbonella in via Quarenghi e la Conchiglia via 24 maggio. Tutto questo sino al 2001. Passa quindi all’Hotel Ristorante Antico Borgo La Muratella di Cologno al Serio come «Restaurant manager e direttore commerciale e marketing» sino al 2014, prima in collaborazione con il Gruppo Manzi e dal 2008 con il Gruppo San Lucio Events. Finchè, nel 2014, il rientro a Bergamo, ancora con il Gruppo Manzi, che ha riaperto La Carbonella in via Broseta.

Segretario per sei anni dell’Adid-Associazione degustatori distillati, fondatore e fiduciario per otto anni della sezione bergamasca dell’Amira, l’Associazione dei Maitre italiani, socio del Lions Bergamo Colleoni, Amato è oggi l’unico direttore di sala in città che ancora lavora quotidianamente per preparare piatti alla fiamma in show cooking con carrello flambé posto davanti al tavolo del cliente. Amato si muove con eleganza e precisione e il cliente vede nascere sotto i suoi occhi il piatto preferito: possono essere i paccheri di Gragnano rigati con vongole veraci, calamari e polvere di bottarga di muggine, oppure gnocchi di patate con branzino, crema di zucca e capesante con falde di pomodorino, o ancora bocconcini di pescatrice con friarelli e burrata delle Murge o semplicemente una tartare di manzo.

Come si qualifica la sua nuova esperienza qui alla Carbonella?
«Il locale è impegnativo, occupa ben 700 metri quadri. Tutta l’esperienza accumulata negli anni è stata messa a frutto nella progettazione: cucina a vista (con le più moderne soluzioni tecniche), ampio spazio all’ingresso per un ricco buffet, poi i vari corner ben separati: i dolci (tutti fatti in casa), la carne alla griglia, vino e bibite, forno per pizza e pane. Tornare a lavorare in città per me è stato importante e penso di essere riuscito a dimostrare come questa struttura può ospitare contemporaneamente la coppia che cerca un angolino tranquillo o il banchetto per cento persone, senza dimenticare la possibilità di catering esterni».

Obiettivi, sogni nel cassetto?
«Dopo tanti corsi di specializzazione che ho seguito sui vari aspetti del mangiar-bere, spero di poter terminare gli esami e laurearmi in economia e commercio. Vorrei anche pubblicare un libro di mie poesie, avere più tempo per dipingere e candidarmi alla presidenza nazionale dell’Amira, l’associazione dei maitres italiani, associazione che ha bisogno di un deciso rilancio».

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