«M’oro», un lingotto gustoso
È il dolce simbolo di Bergamo

Si chiama «M’oro» ed è frutto dell’inventiva di 11 pasticceri. Presentato nello Spazio Viterbi della Provincia di Bergamo, al goloso incontro sono intervenuti l’assessore provinciale con delega all’Expo, Silvia Lanzani, e l’assessore regionale all’Agricoltura, Gianni Fava.

Si chiama «M’oro» ed è frutto dello spirito di iniziativa e dell’inventiva di undici pasticceri del territorio. Presentato questa mattina nello Spazio Viterbi della Provincia di Bergamo, al goloso incontro sono intervenuti l’assessore provinciale con delega all’Expo, Silvia Lanzani, e l’assessore regionale all’Agricoltura, Gianni Fava.

Per la Società Expo Milano 2015, con cui la Provincia collabora strettamente per promuovere il territorio e le sue iniziative in chiave Expo, c’era Matteo Mauri, responsabile delle relazioni istituzionali.

E’ toccato invece al giornalista enogastronomico Elio Ghisalberti confrontarsi con due ideatori del dolce per indagare motivazioni e obiettivi di questa piccola sfida gastronomica e commerciale: Sergio Soldo, della pasticceria Morlacchi di Zanica e Luca Brembati della pasticceria San Giovanni di Villa d’Almè.

Il «M’oro» (15 euro un lingotto da 500 grammi) nasce dalla collaborazione di undici pasticcieri di Bergamo (Pasticceria Morlacchi, Ristorante Da Vittorio e Pasticceria Cavour, Pasticceria Manzanilla, Pasticceria Paolo Riva, Pasticceria Cortinovis, Pasticceria Ol - fa, Pasticceria Brembati, Pasticceria Ruffoni di Milesi, Pasticceria Adriano, Gelateria Pasticceria Oasi e Pasticceria Melograno), desiderosi di dare vita a un nuovo dolce simbolo per la città e la provincia utilizzando ingredienti legati al territorio e ricreando nella forma un mattoncino - con sembianze di un lingotto - che rimanda alle pietre squadrate delle mura.

Il dolce è composto da farina di nocciole, farina di mais e farina con l’aggiunta di cioccolato fondente e con al centro della fetta un leggero strato di pasta mandorla unito a un cuore di morbida e cremosa pasta gianduia, accompagnato da una leggera nota di rhum.

La decisione di proporre un nuovo dolce scaturisce dalla volontà di attualizzare in prospettiva Expo un prodotto ormai tradizionale come la polenta e osei, utilizzandone gli ingredienti ma con un risultato meno corposo e più facile da trasportare, anche in aereo, quindi adatto ai numerosi visitatori che si auspica incrementeranno il crescente flusso turistico in occasione dell’Esposizione universale.

«Se la parte tecnica della produzione del dolce richiama il tema “Nutrire il pianeta. Energia per la vita” sotto diversi punti di vista - la qualità dei prodotti alimentari, la valorizzazione dei prodotti locali, la filiera controllata, cibo e cultura -, il suo confezionamento e il suo nome sono invece strettamente correlati a elementi di promozione del territorio e di attenzione per il visitatore», dichiara l’assessore Silvia Lanzani.

La prima ipotesi di nome era «dolce delle mura», ma si è preferito andare alla ricerca di un nome più identificativo: «M’Oro». La «M« sta per le mura, l’imponente fortezza difensiva che segna profondamente il profilo della città, ma anche il paesaggio per chi si trova a transitare nel territorio bergamasco. Moro, senza apostrofo, rimanda invece al Moro di Venezia, esplicito richiamo alle origini veneziane della cinta muraria.

L’Oro è il colore della carta che avvolge e preserva il dolce, oltre ad essere, in araldica, la corretta definizione del colore giallo che campeggia negli stemmi della città capoluogo e della Provincia.

Il progetto, che rientra perfettamente nelle iniziative di promozione del territorio in occasione di Expo attraverso la valorizzazione della tradizione enogastronomica locale e dei prodotti del territorio, è stato validato dal Tavolo provinciale di coordinamento per l’Expo.

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