Arval: sfida sicurezza
per le flotte aziendali

Il Corporate Vehicle Observatory di Arval Italia ha presentato nei giorni scorsi, durante una serie di incontri a Roma e Milano, un’analisi dei costi occulti legati alla «non sicurezza» delle flotte aziendali.

Il Corporate Vehicle Observatory di Arval Italia ha presentato nei giorni scorsi, durante una serie di incontri a Roma e Milano, un’analisi dei costi occulti legati alla «non sicurezza» delle flotte aziendali.

Uno studio inedito per il settore e nato dalla partnership con il Centro di ricerca per il Trasporto e la Logistica (Ctl) dell’Università La Sapienza di Roma. Giustamente il Centro studi di Arval Italia sulla mobilità aziendale - che ha coinvolto nella sua ricerca un’importante platea di aziende, giornalisti ed esponenti del settore automotive - rileva come questo, per i drivers, sia un tema centrale visti i forti impatti sociali che derivano dagli incidenti stradali. Nel solo 2012 si contano a livello nazionale oltre 3.600 vittime sulla strada e oltre 250.000 feriti, con un costo sociale di oltre 28,5 miliardi di euro per lo Stato, pari al 2% del Pil italiano.

L’incidentalità oltre ad avere un costo in termini di vite umane, ha importanti conseguenze anche dal punto di vista economico: un aspetto che un’azienda non può non tenere in considerazione. Da qui la volontà di affrontare in un’ottica scientifica e rigorosa il tema dei costi occulti derivanti dalla «non sicurezza stradale», quei costi cioè che l’azienda sostiene senza che siano evidenti e chiaramente identificati in una specifica linea di profilo economico.

Proprio da qui è nato il progetto di ricerca illustrato da Fabio Orecchini del Cirps, il Centro interuniversitario di ricerca per lo Sviluppo Sostenibile dell’Università La Sapienza. La ricerca ha, tra l’altro, permesso di quantificare in termini economici il costo generato dalla sinistrosità delle flotte aziendali, concentrandosi in particolare sui cosiddetti «costi occulti», quell’insieme, cioè, di costi indiretti ed invisibili, quali ad esempio i costi della mancata produttività dei dipendenti, di cui fino ad oggi l’azienda non ha mai avuto evidenza.

«Un insieme di costi che ha un peso assolutamente rilevante - commenta Andrea Solari, direttore del Corporate Vehicle Observatory di Arval Italia -. Nello specifico la “non sicurezza” incide per il 17% circa sul costo complessivo di gestione della flotta. All’interno di questo 17% i costi della non sicurezza “occulti”, cioè quei costi sociali direttamente a carico dell’azienda ma non calcolati nel Tco, pesano per un 5%. Ciò significa, mediamente, che l’azienda sostiene ogni anno 460 euro di costi aggiuntivi per ogni veicolo senza tuttavia averne percezione diretta. Oggi - prosegue Solari - possiamo quindi far emergere e quantificare quali siano i vantaggi, anche dal punto di vista economico, di una gestione attenta e proattiva della sicurezza stradale, arrivando a concludere che la sicurezza della flotta auto rappresenti un vero e proprio vantaggio competitivo per l’azienda».

Una volta fatti emergere questi costi occulti, è infatti possibile agire concretamente per ridurli. Le soluzioni possono essere molteplici, inserite un’ottica generale di risk management: dalla selezione di veicoli e tecnologie di sicurezza all’adozione di soluzioni telematiche che permettono di influenzare attivamente i guidatori delle auto delle flotte aziendali perché adottino stili di guida maggiormente sicuri e responsabili, senza trascurare l’importanza di una vera e propria educazione alla sicurezza.

«Gli importanti risultati presentati nella ricerca - conclude Solari - costituiscono solo il primo passo in direzione della redazione di una fotografia aggiornata dei costi della non sicurezza. Un approfondimento personalizzato e adattato alla singola azienda secondo gli effettivi parametri di incidentalità sperimentati, le policy implementate e gli effettivi costi, diretti ed indiretti, sostenuti».

Daniele Vaninetti

© RIPRODUZIONE RISERVATA