Moto Guzzi V7 II
Una marcia in più

Ci vuole passione e competenza per mantenere fede alle attese e alla reputazione di un marchio leggendario universalmente amato per le sue ambite motociclette.

Moto Guzzi rilancia intervenendo sull’altro caposaldo della sua gamma:la V7, la Moto Guzzi più venduta dal 2008, Il risultato ottenuto rappresenta una tale evoluzione da meritarsi una nuova denominazione: V7 II.

L’aggiunta della numerazione con simboli «romani» identifica storicamente i modelli di maggior successo e longevità prodotti a Mandello del Lario, come V50, Le Mans, 1000 SP, California e da oggi, anche la V7declinata nei suoi noti allestimenti: Stone, Special, Racer.

Non è un modo di dire, la V7 II ha davvero una marcia in più. Basta osservare la scatola del cambio completamente ridisegnata per ospitare anche la lubrificazione forzata con una pompa dell’olio. La nuova spaziatura a sei marce ha consentito di ravvicinare i primi e gli ultimi due rapporti, diminuendo il calo di giri tra un rapporto e l’altro. Modificato anche il rapporto della primaria, che passa da16/21 a 18/23.

La Moto Guzzi ha sempre avuto una grande competenza anche sugli aspetti della sicurezza, fin dai tempi dalla frenata combinata, detta «integrale». Oggi Guzzi continua a sviluppare soluzioni per incrementare la sicurezza attiva del motociclista e nella V7 II introduce l’impianto ABS e il MGCT (Moto Guzzi Controllo Trazione). Il primo è un’unità Continental a doppio canale, mentre il secondo, è un sistema ereditato dalla California 1400, semplificato nelle funzioni, che si adatta alla velocità del veicolo entrando in azione sulla base della differenza di velocità tra la ruota anteriore e quella posteriore.

Il sistema permette, tra l’altro, di ricalibrare l’impronta a terra degli pneumatici, compensando l’eventuale usura o l’impiego di unità dotate di profilo diverso da quello di primo equipaggiamento. Due spie luminose presenti sul cruscotto segnalano l’inserimento dell’Abs e l’azione del Mgtc.

Guardando la V7 II per la prima volta, gli occhi allenati di un appassionato potrebbero intuire una prima rilevante differenza: la moto appare più lunga e caricata sull’avantreno. Non è un’impressione ottica: il motore è stato inclinato di 4° verso l’asse anteriore ribassato di 10 mm rispetto al modello precedente. Questo ha consentito guadagnare tre centimetri di spazio per le ginocchia, che insieme alle nuove pedane, ribassate di 25 mm, permettono di ospitare anche piloti di statura sopra la media.

Certo, la V7 II non è una moto pensata per battere record in pista, ma di certo, anche in questa situazione,ora è sicuramente più veloce della precedente e della diretta concorrenza.

Sergio Villa

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