Focus erba gatta:
fa bene? E perchè?

Il genere (Nepeta) comprende circa 250 specie di piante perenni appartenenti alle Labiatae, famiglia di cui fa parte anche la menta. Una di queste piante è la Nepeta cataria, più comunemente conosciuta come erba gatta (ma anche come gattaria, menta dei gatti) per via del grande interesse che molti animali di questa specie mostrano verso di essa.

La pianta, molto diffusa nell'Italia settentrionale dove è spesso rinvenibile come selvatica, raggiunge un'altezza di 40-150 centimetri. Lo stelo, a sezione trasversale quadrata, è eretto e ramificato. Le foglie hanno forma ovale acuta, margini nettamente dentati e un colore verde che tende al grigio. I fiori sono bianchi o rosa pallido. Tutte le parti della pianta, ma in particolare le foglie, emanano un caratteristico aroma di menta.

Tra le sostanze contenute nell'erba gatta vi sono vitamine (A, C e complesso B), minerali in tracce (manganese, magnesio, fosforo, sodio e zolfo) ed alcuni olii essenziali di cui il principale è senza dubbio il nepetalactone, responsabile delle manifestazioni comportamentali dei gatti. Tra gli altri citiamo l'acido nepetalico, l'anidride nepetalica il carvacrolo, il citronellolo e il timolo. (da Veterinari.it)

Non tutti i gatti sembrano interessati alla Nepeta: tra quelli che ne sono attratti, alcuni possono esserne eccessivamente stimolati, fino al punto da diventare aggressivi, mentre altri vengono lievemente sedati. Gli effetti compaiono in breve tempo e durano circa 15 minuti. Alcuni soggetti, dopo averla mangiata, anche se già anziani, assumono i comportamenti tipici di un gattino: corrono, saltano e giocano. A volte sembra che cerchino di afferrare farfalle inesistenti o lottare con avversari invisibili emettendo spesso bizzarre vocalizzazioni.

Sembra inoltre che questa pianta sia in grado di stimolare gli stessi centri nervosi coinvolti nelle sensazioni di piacere legate all'accoppiamento. Alcuni autori sostengono che ne siano attratti solamente i maschi in quanto l'erba conterrebbe un feromone simile a quello prodotto dalle femmine in calore, secondo altri, invece, non vi è differenza di reazioni tra maschi e femmine. Sembra che i gattini al di sotto dei sei mesi siano immuni da qualsiasi effetto.

Alcuni etologi hanno descritto come tipico il comportamento di un gatto quando trova in giardino una pianta di Nepeta: prima l'annusa, poi ne mordicchia le foglie, infine strofina il corpo su di essa. Sembra fondamentale che l'animale sia solo durante questo "rituale". Se ci sono altri gatti in zona, vicino alla pianta si formano delle code molto ordinate: ognuno aspetta il suo turno per mangiare la Nepeta.

Non esistono in letteratura testimonianze sulla tossicità dell'erba gatta anche se consumata in dosi massicce. Non bisogna dimenticare, inoltre, che i gatti, per istinto, rifiutano il cibo che potrebbe essere nocivo e hanno la capacità di autoregolarsi anche sulle quantità da ingerire, senza mai esagerare. Pertanto si può affermare che l'erba gatta sia semplicemente una innocua droga "ricreativa" in grado di provocare momentanee sensazioni piacevoli nei gatti che ne sono attratti e se ne cibano. Non dà dipendenza: se non ne sente l'odore, il gatto non la desidera e non la cerca. Può provocare però una specie di assuefazione: se gli viene somministrata troppo spesso, l'interesse e le reazioni dell'animale diminuiscono nel tempo.

Per la coltivazione è necessario preparare un terreno provvisto di buon drenaggio esposto al sole o a mezz'ombra. La semina dovrebbe essere effettuata in primavera. È necessario tenere la pianta lontano dalla portata dei gatti poiché, essendone ghiotti, la distruggerebbero velocemente. La strategia migliore è di lasciar crescere alcune piante dopodiché potarle e sfrondarle regolarmente somministrando le foglie raccolte (pestate per sprigionare l'aroma) al gatto.

Oltre che fresca l'erba gatta è utile anche quando secca e polverizzata. In alcune erboristerie e negozi per animali è possibile trovarla in questa forma. Chi ha la pianta in giardino può farla essiccare, polverizzarla e conservarla in contenitori ben chiusi. Per polverizzare la pianta essiccata si consiglia di utilizzare un asciugamano posto sul tavolo o sul pavimento per essere certi di rimuovere tutte le tracce odorose, facilmente percepibili dal gatto. Esistono in commercio anche degli spray, i quali però raramente sono abbastanza concentrati da attrarre i gatti.

Uno degli utilizzi della pianta fresca è quello di strofinarla sull'apposito tronchetto per le unghie per convincere il micio a lasciare in pace tappeti e tende. Si può utilizzare anche come "esca", per far sì che l'animale entri in un trasportino, oppure sparsa (intera o in polvere) sul cibo, per invogliare un gatto dall'appetito capriccioso a mangiare. Con la polvere, infine, è possibile riempire dei pezzi di stoffa che il gatto si divertirà a calciare con le zampe, trasportare e sfregare. (da Veterinari.it)

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