Assassin’s Creed: India
Assassini ed elefanti

Sottotitolo: Grazie a piccole e mirate scelte di game design, Assassin’s Creed Chronicles: India si presenta come un prodotto più completo, ricco ed eterogeneo rispetto al suo predecessore.

Piattaforma: PC, PlayStation 4 e Xbox One (solo digitale)

Genere: Action Platform

Sviluppatore: Climax Studios

Produttore/Distributore: Ubisoft

PEGI: 16

Lo scorso anno Ubisoft ha dato inizio a uno spin-off di Assassin’s Creed suddiviso in tre capitoli (venduti a soli 9.99 euro) e denominato Chronicles. Si tratta di un action platform a scorrimento bidimensionale che strizza l’occhio alle dinamiche della saga tradizionale con una grafica stile cartoon. Dopo il non brillantissimo primo capitolo Assassin’s Creed Chronicles: China, rilasciato lo scorso aprile, la software house francese ha reso disponibile in formato digitale il secondo episodio «India».

Questo secondo capitolo è ambientato nell’India del XIX secolo, nel vivo del conflitto che vede l’Impero Sikh e la Compagnia britannica delle Indie Orientali contendersi il dominio del paese. Il giocatore, nei panni dell’assassino Arbaaz Mir, è chiamato a proteggere il diamante Koh-i-noor, un antico e importante manufatto appartenente alla Confraternita degli Assassini e fortemente bramato dai Templari, e che potrebbe essere nientepopodimeno che un Frutto dell’Eden. La narrativa viene veicolata da sgargianti sequenze dialogiche dalla grafica che ricorda l’arte murale indiana. Nonostante la qualità estetica degli intermezzi narrativi e la cornice storica indubbiamente affascinante, la trama di Assassin’s Creed Chronicles: India resta in superficie, limitandosi ad accompagnare il giocatore tra un livello di gioco e l’altro senza lasciare il segno.

Assassin’s Creed Chronicles: India è un action platform che prende le dinamiche stealth della serie originale e le declina all’interno di scenari bidimensionali. Il giocatore, nei panni dell’assassino Arbaaz Mir, è chiamato a superare livelli stracolmi di guardie nella maniera che più preferisce: aggirandole come un’ombra, eliminandole di soppiatto oppure uccidendole alla luce del sole con la nuova spada curva. A seconda dello stile adottato, si accumulano punti che migliorano automaticamente le caratteristiche del protagonista, dalla barra della vita alla quantità di armi trasportate. Per come è strutturato il sistema di gioco è però agendo in maniera furtiva che si accumuleranno più punti e quindi si potrà potenziare in maniera completa l’alter ego.

Sebbene ad una prima occhiata India sembri la fotocopia di China, dopo un paio di livelli ci si accorge di come, invece, gli sviluppatori siano riusciti ad arricchire e perfezionare la formula di gioco. L’esperienza non ruota più unicamente attorno alle dinamiche stealth legate al superamento delle guardie, ma sono stati valorizzati altri elementi di gioco come il platforming, ed è stato attuato un consistente piano di diversificazione del gamepaly tramite l’introduzione di nuove possibilità ludiche.

Sia chiaro: l’obiettivo di superare le guardie è ancora predominante nell’economia del gioco, ma sono state aggiunte tante altre variabili, come delle trappole statiche - che possono essere superate o disinnescate - inseguimenti, nemici nascosti, prigionieri da salvare, sequenze da sparatutto in prima persona, travestimenti da recuperare e indossare per superare certi blocchi, sequenze di fuga, platforming più dinamico con piattaforme cedevoli e semoventi e interi livelli il cui punteggio non è basato sull’uccisione dei nemici ma sul tempo impiegato per arrivare in fondo. India presenta dunque una serie di interventi mirati e puntuali - evidentemente figli delle critiche ricevute dal predecessore (tacciato di monotonia dalla critica) - inseriti dagli sviluppatori per offrire un action platform più variegato e stimolante.

Confermate le opzioni di nascondiglio presenti nello scenario già viste nel primo capitolo come zone d’ombra, buche, pilastri, finestre e altro nuove, così come la possibilità di creare diversivi utili a imbrogliare e aggirare le guardie con dardi rumorosi o semplici fischi. Anche in questo capitolo le guardie sono mosse da un’intelligenza artificiale basica (resa ancora più elementare e poco credibile dalla presenza di un cono visivo molto limitato, e per giunta visibile, al di fuori del quale il giocatore non può essere visto anche se la guardia si trova proprio di fronte a lui), ma viene in qualche modo camuffata e raffazzonata da una struttura dei livelli più complessa. Il tutto contribuisce inoltre ad innalzare il livello di sfida, non particolarmente elevato nel predecessore. Il particolare look fumettoso della serie Chronicles risulta ancora più marcato e piacevole in questo secondo capitolo, con colori sgargianti, un level design ricercato, effetti grafici stile cartoon e fondali non particolarmente dettagliati ma utili a dare una certa impronta stilosa al pacchetto visivo.

Grazie a piccole e mirate scelte di game design, Assassin’s Creed Chronicles: India si presenta come un prodotto più completo, ricco ed eterogeneo rispetto al suo predecessore China risultando nel complesso ancora più godibile e divertente. Purtroppo permane il problema di un’ intelligenza artificiale mediocre, compensato però in buona parte da una struttura dei livelli più complessa e che contribuisce di conseguenza ad innalzare il livello di sfida (un po’ troppo basso nel primo capitolo).

Marco Locatelli

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