Mirror’s Edge Catalyst
Faith torna a correre

Il team Ea Dice rispolvera Mirror’s Edge con un reboot che migliora la narrativa, migliora le dinamiche parkour e sposta l’esperienza di gioco all’interno di un contesto open-world.

Piattaforma: PlayStation 4, Xbox One e PC

Genere: action-adventure platform

Sviluppatore: Ea Dice

Produttore/Distributore: Electronic Arts

PEGI: 16

Nonostante alcuni difetti di gioventù, il primo Mirror’s Edge riuscì a portare una vigorosissima ventata di aria fresca nel gaming con visuale in prima persona, offrendo possibilità di movimento mai viste prima. Un gioco non perfetto, ma ancora oggi considerato un must per via del suo stile unico e inimitabile. Prendendo ispirazione dal parkour – disciplina nata per le strade francesi agli inizi degli anni ’90 – l’agilissima protagonista, Faith, era in grado di scalare ostacoli, arrampicarsi, saltare, scivolare e correre sulle pareti. A distanza di otto anni dal suo debutto, Faith torna a correre su PlayStation 4, Xbox One e PC con il reboot Mirror’s Edge Catalyst.

Mirror’s Edge Catalyst è ambientato a Glass, una città estremamente asettica, candida e architettonicamente perfetta, tanto da risultare a prima vista un luogo idilliaco in cui vivere. Spesso, però, l’apparenza inganna. Dietro alla purezza urbanistica di Glass si nasconde, infatti, il marcio del Conglomerato, un gruppo composto dalle più importanti aziende della metropoli e che progetta il controllo totale sulla società con l’ausilio della tecnologia. L’oligarchia aziendale non si limita infatti alla gestione amministrativa ed economica della città, ma si espande al controllo sociale: senza accorgersene, ogni cittadino è diventato una sorta di schiavo del sistema e viene manipolato da una rete digitale di monitoraggio. A questo specie di Grande Fratello di orwelliana memoria sono però sfuggiti i runner, corrieri ribelli che per vivere (e sopravvivere) si occupano di consegne speciali, saltando da un tetto all’altro. Fra questi corridori spericolati e incontrollati c’è anche la protagonista dalle fattezze orientali Faith, tornata in attività dopo un periodo dietro le sbarre e che si troverà ben presto a mettere i bastoni fra le ruote al Conglomerato.

Mirror’s Edge Catalyst è il reboot del gioco originale uscito nel 2008. Narrativamente parlando siamo di fronte ad un prodotto molto più profondo e caratterizzato rispetto al capostipite: Faith è un personaggio sfaccettato, riflessivo e affascinante (complice anche la voce di una vera doppiatrice che rimpiazza la scialba Asia Argento), i comprimari non sono di certo indimenticabili ma nemmeno troppo banali e, in generale, sceneggiatura e scenografia che fanno da sfondo al gioco sono state ben tratteggiate e riescono ad essere abbastanza credibili e coinvolgenti per tutto il corso dell’avventura. A mancare è l’originalità: chi ha visto o letto qualche film o libro sci-fi distopico avrà una perenne sensazione di déjà-vu. Ma funziona lo stesso.

Corri, salta, corri. Se dovessimo riassumere l’esperienza ludica di Mirror’s Edge Catalyst in poche parole, sarebbero proprio queste. Come nel predecessore, infatti, è possibile spostarsi fra gli edifici e le altre strutture dell’avveniristica città di Glass con la tecnica del parkour. Nei panni dell’agilissima runner Faith si può saltare, scivolare sotto agli ostacoli, arrampicarsi sui muri, correre sulle pareti, lanciarsi da una sbarra all’altra o appesi ad un cavo. Oltre ad essere molto più fluido e preciso nei controlli rispetto al passato, in questo reboot sono state aggiunte nuove animazioni che rendono la corsa fra i palazzoni bianchi di Glass molto più veloce, spettacolare e divertente. Non solo: Faith può contare su un rampino che le permette – in pieno stile Batman – di agganciarsi a determinati punti per dondolarsi e poi lanciarsi da una parte all’altra, sollevarsi verso l’alto o sradicare degli ostacoli. Il parkour nei panni dell’orientale saltimbanco è facilitato inoltre dalla “prospettiva del runner”, una scia rossa che indica al giocatore la strada giusta da seguire per raggiungere l’obiettivo. Un aiuto un po’ invasivo, ma che è possibile disattivare dal menù o ignorare bellamente per tentare altre strade, garantite dalla varietà ambientale e architettonica della città, la quale è completamente aperta ed esplorabile.

Il più grande limite del primo Mirror’s Edge era, infatti, la sua marcata linearità. Una criticità che i ragazzi di Dice hanno superato trasferendo le capacità atletiche di Faith in un contesto open-world. Il giocatore può infatti muoversi all’interno di Glass in totale libertà, seguendo le missioni della campagna principale, quest secondarie e affrontando diverse attività collaterali: consegne, corse a tempo, megaschermi da hackerare, gare create da altri giocatori online in cui sfidare i loro ghost, grossi ripetitori da disattivare e così via. Se da un lato la main quest offre missioni discretamente varie ma dal basso tasso di difficoltà, è invece nelle attività secondarie che il gameplay funambolico di Mirror’s Edge Catalyst dà il meglio di sé, proponendo situazioni molto più complesse e stimolanti.

Altra aggiunta degna di nota è il sistema di crescita, più di forma che di sostanza, ma che contribuisce tutto sommato a dare un certo senso evolutivo delle abilità di Faith. Si tratta semplicemente di nuove animazioni per la corsa, gadget e miglioramenti alle abilità di combattimento. Sì, perché Mirror’s Edge Catalyst è soprattutto corsa e salti, ma non solo: c’è anche la possibilità di combattere corpo a corpo contro le guardie, fortunatamente non come nel predecessore: i ragazzi di Dice hanno sviluppato un combat system che può definirsi tale e permette di tirare calci e pugni, anche in corsa e in salto, evitare gli attacchi con scatti evasivi e generare una sorta di scudo correndo senza fermarsi. Grazie alla spiccata immediatezza e velocità del gameplay prendere a cazzottate gli avversari è divertente, ma la poca varietà di avversari e situazioni smorza le ali ad un sistema che aveva del potenziale per offrire un’esperienza più corposa e strutturata. A differenza del predecessore, inoltre, Faith non potrà impugnare armi. Una scelta che giudichiamo molto azzeccata vista la poca coerenza che lo shooting avrebbe avuto con le dinamiche di gioco volute da DICE. L’assenza delle sparatorie ha reso possibile focalizzare l’intero gameplay sulla corsa, il platforming e la fisicità della protagonista, confermando Mirror’s Edge Catalyst come un prodotto davvero unico nel suo genere, ancora oggi, anche se indubbiamente meno innovativo rispetto al 2008.

Mirror’s Edge Catalyst è un buon reboot. Il team Ea Dice ha rispolverato con cura un brand dimenticato in soffitta da ormai otto lunghi anni migliorandone la narrativa e le dinamiche parkour. Senza dubbio vincente la scelta di spostare l’esperienza di gioco all’interno di una città aperta, anziché soffocarla in piccoli capitoli lineari come nel predecessore. Quello che però manca è il coraggio, la voglia di osare, la stessa che portò i ragazzi di Dice a realizzare un prodotto sui generis come il primo Mirror’s Edge.

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