Quantum Break: la serie TV
incontra il videogioco

I ragazzi di Remedy miscelano videogioco e serie TV in un’affascinante avventura sui viaggi nel tempo scaturita dalla penna di Sam Lake. Un po’ videogioco, un po’ serie TV, nessuno dei due oppure il mix perfetto?

Piattaforma: PC e Xbox One

Genere: action-adventure

Sviluppatore: Remedy Entertainment

Produttore/Distributore: Microsoft Studios

PEGI: 16

Un po’ videogioco, un po’ serie TV, nessuno dei due oppure il mix perfetto? Sono queste le domande che ci hanno attanagliato durante la prova di Quantum Break, ultimo lavoro sviluppato da Remedy Entertainment (Max Payne, Alan Wake) e prodotto da Microsoft. Ma cominciamo dall’inizio.

La narrativa di Quantum Break ruota attorno alla tematica del viaggio nel tempo. Il giocatore, nei panni di Jack Joyce, viene invitato presso la fittizia Università di Riverport dal vecchio amico, nonché ambizioso imprenditore, Paul Serene, al lavoro su un misterioso progetto per il cui completamento ha bisogno di un amico fidato. Su indicazione di Paul Serene, Jack Joyce si ritrova ben presto, e inconsapevolmente, ad attivare una vera e propria macchina del tempo. L’esperimento avrà però un esito negativo e causerà una frattura nel tempo. Un incidente dagli effetti a dir poco devastanti: lo squarcio genera pause ad intervalli sempre più frequenti (durante le quali tutto si ferma - ma nessuno se ne accorge - ad eccezione del protagonista, e di pochi altri, che ha acquisito particolari poteri durante l’incidente) e, se non verrà chiuso, porterà al raggiungimento di una pausa definitiva, chiamata «La fine del tempo». L’unica soluzione per impedire l’imminente catastrofe è quella di recuperare un dispositivo capace di «ricucire» la rottura temporale. Sarà Jack Joyce l’insospettabile ultima speranza per l’umanità, un’umanità ignara che il treno del tempo sta giungendo al capolinea.

Viaggio nel tempo, passato e futuro, dinamiche temporali e congruenze di ogni genere non vengono trattate nel dettaglio dal plot dello scrittore Sam Lake - lo stesso che prestò la sua penna ad altre opere Remedy, come la serie Max Payne (nei primi due episodi il protagonista aveva il suo volto) e Alan Wake si è occupato anche della sceneggiatura di Quantum Break - che si sofferma maggiormente sulla psicologia dei personaggi, soprattutto sugli indimenticabili antagonisti e sul loro ruolo all’interno della vicenda. La macchina del tempo di Quantum Break non come strumento di stupore e divertimento che trasforma chi la usa in un innocuo crononauta, ma come minaccia allo status quo cronologico. Il tempo - più che il viaggio nel tempo - è al centro della scena in Quantum Break; un tempo fragile e che non può essere piegato alla volontà dell’uomo, un tempo che chiede di essere salvato.

Come anticipato ad inizio articolo, Quantum Break non è un «semplice» videogioco ma un prodotto che si ibrida con la serie TV. La sua unione al medium televisivo non è però parziale come nei titoli Quantic Dream, ma totale. A cavallo fra un atto e l’altro, Remedy ha inserito filmati in live action - quindi con attori reali - dalla durata di circa 30 minuti. Sia nel videogioco che nei quattro episodi della serie TV saranno diversi gli attori più o meno famosi a prestare i loro volti alla sceneggiatura di Lake, come Shawn Ashmore (The Following e X-Men), nei panni del protagonista Jack Joyce, il famoso «Ditocorto» della serie HBO Game of Thrones, Aidan Gillen, nel ruolo di Paul Serene, Dominic Monaghan (Lost, Il Signore degli Anelli), Lance Reddick (The Wire e Fringie) e tanti altri.

Uno degli aspetti più interessanti (e per certi versi anche «legittimanti») del passaggio da videogioco a serie TV è rappresentato dal cambio del punto di vista: se durante il gioco si vestono i panni di Jack Joyce, nei filmati di intermezzo vengono mostrati gli sviluppati narrativi dall’altra parte della barricata. Videogioco e serie Tv si intrecciano senza soluzione di continuità, confluendo all’interno di un unica linea narrativa fruibile e piacevole da seguire. Un legame che si incastra molto bene anche grazie all’ottima realizzazione dei filmati, costruiti sulle fondamenta di una regia ben ritmata e impreziosita dalle interpretazioni dell’eccezionale duo Aidan Gillen- Lance Reddick.

Quantum Break presenta inoltre un sistema decisionale che permette al giocatore - questa volte nei panni dell’amico del protagonista Paul Serene - di compiere delle scelte i cui effetti avranno conseguenze sia nella serie TV che nel videogioco. Altro elemento che contribuisce a potenziare la carica narrativa alla commistione mediatica. Il «videogioco-serie TV», se così si può definire, Quantum Break funziona, funziona nella sua capacità di dosare con equilibrio le capacità narrative di un medium e dell’altro, alternate con saggezza, senza sovrapposizioni o soluzioni di comodo.

Se la formula narrativa risulta davvero valida, originale e interessante, è sul fronte del gameplay che il nuovo arrivato di casa Remedy ci ha convinti meno. Quantum Break è uno sparatutto in terza persona con le tipiche coperture automatiche e le cui schermaglie ruotano attorno ai poteri di Jack Joyce. Il protagonista, dopo l’incidente, ha acquisito la capacità di manipolare il tempo, e ciò si traduce nella possibilità di lanciare dalle mani delle bolle che rallentano gli avversari, creare scudi, lanciare bombe che intrappolano gli avversari in una cupola di stasi temporale ed eseguire degli scatti in stile Flash.

Le skill possono inoltre essere combinate fra loro e potenziate migliorando di efficacia. Inizialmente i poteri temporali di Jack danno l’impressione di una bella ventata d’aria fresca nel genere degli sparatutto in soggettiva, ma la loro carica innovativa si esaurisce in poco tempo non trovando terreno fertile su cui svilupparsi. Questo a causa di due fattori: situazioni di gioco ripetitive, anonime e ridondanti e una varietà di nemici limitata a sole tre-quattro tipologie. Aspetti che non incentivano in alcun modo la creatività bellica che le abilità avrebbero invece potuto stimolare. «Chi ha il pane, non ha i denti», verrebbe da dire.

A questo si aggiunge una fluidità dell’azione spesso limitata dalla legnosità del protagonista nell’interazione con le copertura. Le approssimative animazioni inficiano anche sulle fasi platforming: Joyce si arrampica con poca armonia su rampe, tetti e altre barriere architettoniche, risultando poco bello da vedere e impacciato anche nelle fasi più concitate dove una maggior cura delle movenze avrebbe certamente giovato. Fra una sparatoria e l’altra il giocatore è chiamato a risolvere alcuni piccoli puzzle ambientali che vanno dal superare una piattaforma o attraversare un passaggio impervio manipolando il tempo con le abilità di Jack come il blocco temporale o la super velocità. Purtroppo, anche in questo caso, capita raramente di trovarsi in situazioni particolarmente originali o indimenticabili, e il livello di sfida è molto basso.

La particolarità della trama ha offerto ottimi spunti ai ragazzi di Redemy, che hanno messo in scena effetti grafici validi e suggestivi nella ricostruzione di stasi e manipolazioni temporali. Ottimo il lavoro di motion capture e il doppiaggio in italiano, capaci di offrire personaggi espressivamente e visivamente a tutto tondo. Come già detto, le criticità maggiori sono da ricercare nelle animazioni.

Volendo dare una risposta al quesito iniziale, siamo sicuri nell’affermare che Quantum Break sia un riuscito mix fra videogioco e serie TV. Un matrimonio che dal punto di vista narrativo regge senza compromessi e compiendo persino una piccola rivoluzione. Se la sceneggiatura di Sam Lake offre una chiave di lettura dei viaggi nel tempo originale e coinvolgente, è però il videogioco in senso stretto a deluderci. Nonostante le originali premesse sulla manipolazione del tempo, infatti, sia nelle fasi shooting che nei puzzle ambientali il gameplay di Quantum Break non riesce a sostenere e supportare adeguatamente le straordinarie abilità del protagonista.

Marco Locatelli

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