Watch Dogs 2
la rivoluzione dei nerd

Watch Dogs 2 non solo non fa rimpiangere il nuovo capitolo di Assassin’s Creed ma è un open world maturo, divertente, fresco e che è riuscito nel difficile compito di migliorare il suo predecessore. Un tributo alla cultura nerd ma al tempo stesso una denuncia ai pericoli che si annidano dietro ad un mondo sempre connesso e sempre meno libero.

Piattaforma: Xbox One, PlayStation 4 e PC

Genere: action-adventure

Sviluppatore: Ubisoft Montreal

Produttore/Distributore: Ubisoft

PEGI: 18

Quando, all’inizio del 2016, Ubisoft annunciò un anno sabbatico per Assassin’s Creed molti fan storsero il naso. La scelta è stata però più che lecita: l’assenza di idee e il principio di omologazione visto negli ultimi due capitoli stava trasformando la serie in un prodotto mediocre e troppo standardizzato; al di là della sempre ottima qualità dei setting storici. Il colosso francese non ha però voluto lasciare a bocca asciutta i suoi aficionados orfani dell’assassino di turno, offrendo in cambio Watch Dogs 2, open world che mette il giocatore nei panni di un hacker idealista che combatte a suon di hacking il controllo delle masse, il cyber-spionaggio e l’annullamento della privacy.

Watch Dogs 2 abbandona i toni cupi e seriosi del suo ottimo predecessore per abbracciare uno stile più scanzonato e vicino all’attuale cultura pop, a partire dal protagonista. Il tenebroso – ma anonimo – Aiden Pearce del titolo originale lascia spazio a Marcus Holloway, un afroamericano un po’ hip-pop, un po’ hipster (anche se dice di non esserlo) e molto, molto nerd. E quest’ultima caratteristica è il fil rouge che permea l’intera esperienza di gioco. Moltissimi sono infatti gli easter egg e le citazioni di simboli della cultura nerd, come il sempre presente Star Wars, la serie TV Supercar (a cui è dedicata un’intera missione principale), Alien vs Predator, il gioco in scatola Dungeons & Dragons o il videogioco Diablo. Watch Dogs 2 è figlio di questo preciso momento storico, di Google e Facebook (che vengono rappresentati sotto falso nome, per ovvie ragioni), dei nativi digitali e della cosiddetta «generazione Google». Con la scusa dell’hacking, il nuovo titolo firmato Ubisoft descrive uno spaccato dei giovani d’oggi un po’ stereotipato e generalizzato ma comunque preciso e puntuale, ad esempio, la ragazzina che sta tutto il giorno davanti ad una webcam per ottenere sempre più follower, e quindi ammiratori, (un chiaro riferimento a Periscope) o il ragazzino un po’ cicciottello che gioca ai videogame insultando gli avversari, come un vero «leone da tastiera».

Marcus, insieme ad altri tre squinternati ragazzi nerd, è un membro del DeadSec, il gruppo hacker già visto nel primo capitolo ma qui profondamente rivisitato in chiave più frivola, colorata e giovanile. Dopo gli avvenimenti del primo capitolo è nato il CtOS 2.0, versione potenziata del vecchio sistema di controllo di massa per Chicago, ora esteso a tutto il mondo. Nella società di Watch Dogs 2 – idealmente molto vicina a quella reale – la privacy delle persone è stata definitivamente cancellata. Il CtOS 2.0, infatti, raccoglie milioni di dati relativi alle persone, da ciò che vogliono comprare fino a ciò che vogliono essere, osservandoli h24 non solo tramite lo smartphone ma anche da tutti gli altri dispositivi connessi alla rete, come smartTV o console. Informazioni che vengono poi girate alle multinazionali per incrementare i loro profitti. Il cosiddetto «Internet of Things» è una sorta di Grande Fratello invisibile che vive nel salotto di casa e sa tutto, registra tutto. La società si accorge di non avere più il controllo di sé e della propria libertà individuale, ma sembra in qualche modo rassegnata, assuefatta ad essere diventata essa stessa un «prodotto» da vendere. Al contrario, gli idealisti e ingenui ragazzotti del DeadSec faranno di tutto per far saltare questa specie di tecnocrazia. Come? Con un’app che raccoglie la potenza di calcolo del device di chi la installa. Per riuscire ad abbattere la società proprietaria del CtoS 2.0, la Blume, serviranno però moltissimi follower che scarichino l’app del DeadSec. Per far si che accada, i quattro coloriti hacker dovranno attirare molta attenzione con attacchi informatici su larga scala e colpi mediatici. Una narrativa sicuramente non da premio Oscar, ma che riesce a divertire senza troppe pretese, intrattiene e mette in scena tanti personaggi sopra le righe, ben caratterizzati, a cui ci si affezionerà ben presto e difficilmente si dimenticheranno una volta posato il gamepad. Tutto il contrario del primo capitolo, fortunatamente.

A differenza del predecessore, Watch Dogs 2 è ambientato in California, per la precisione nell’area che comprende San Francisco, la Silicon Valley, Oakland e Marin. Una mappa non particolarmente generosa se paragonata ad altri open-world ma ricca di attività secondarie e cose da fare. Oltre alla campagna principale e un’enorme quantità di missioni secondarie anche online (sia co-op che PvP), infatti, il giocatore può scorrazzare per tutto il mondo di gioco a bordo di auto e moto (ma c’è anche lo spostamento rapido) – sempre facendo attenzione alla polizia – per acquistare nuovi vestiti, bersi una birra, prendere parte a gare di droni, kart, barche a vela o moto cross, dare dei passaggi a sconosciuti che ne fanno richiesta tramite un’app stile BlaBlaCar o scattarsi selfie in luoghi di interesse. Nella porzione di California disegnata dai ragazzi di Ubisoft Montreal sarà davvero difficile annoiarsi. Nonostante l’apparenza frivola e caciarona, quindi, Watch Dogs 2 è un open world maturo, che non si limita all’hacking ma espande il suo gameplay a svariate altre possibilità ludiche.

Azioni laterali come missioni secondarie, gare, passaggi e selfie portano nelle tasche del giocatore denaro e punti esperienza, che in Watch Dogs 2 si traducono in follower che scaricano l’app per distruggere la Blume. Con l’aumentare dei follower si accumulano i punti ricerca utili per migliorare le abilità di Marcus, come le capacità di hacking, la precisione di tiro o il potenziamento dei droni. Questi ultimi sono la più interessante novità del gameplay di Watch Dogs 2: durante le missioni è possibile controllare da remoto due tipi di dispositivi: un jumper, drone da terra a due ruote che può saltare e interagire fisicamente con alcuni terminali, o il quadricottero, perfetto per sorvolare l’area e marcare i nemici. Entrambi sono fondamentali per muoversi in aree molto sorvegliate ed evitare di essere scoperti. Ovviamente alcune missioni andranno svolte in prima persona, ma questi due piccoli amici radiocomandati danno una gran bella mano e permettono al giocatore di ampliare le possibilità di approccio stealth. Assolutamente sconsigliata una soluzione diretta con arma da fuoco in quasi tutte le situazioni, sia perché non si sposa con la filosofia fortemente stealth del gioco sia perché è molto difficile sopravvivere a degli scontri a mano armata.

E poi, perché farsi strada a colpi di fucile se si hanno tantissime possibilità per mettere fuori combattimento i nemici semplicemente con il proprio cellulare? Il bello di Watch Dogs 2 è infatti la possibilità di agire in tantissimi modi differenti utilizzando lo smartphone. Hackerando i telefonini delle guardie si può, ad esempio, distrarle con una falsa chiamata, stordirle facendo esplodere o fischiare device in loro possesso od oggetti elettronici nelle vicinanze, ma anche prendere il controllo di auto o muletti per depistarli. Stesso discorso negli inseguimenti, durante i quali si può far saltare per aria dei tombini, cambiare il colore del semaforo e tanto altro ancora per far perdere le proprie tracce. In alcune missioni si presentano dei veri e propri puzzle ambientali, in cui è necessario trovare la giusta combinazione per bypassare una rete. Semplificando, si tratta di una sorta di rete idraulica invisibile di cui si devono spostare i tubi nella direzione giusta per far fluire il flusso dei dati.

L’hacking si riflette anche sul free roaming. Mentre si passeggia per la città si possono infatti hackerare gli smartphone (schiacciando un semplice tasto) dei passanti per scoprire la loro professione, il loro umore o il conto in banca e, magari, spillargli una piccola sommetta di denaro. Degna di nota la routine comportamentale dei png, decisamente lontani dai manichini senz’anima visti in altri open world. Le persone litigano fra loro, avvengono incidenti, risse, e tanto altro ancora può accadere in un vero centro abitato. Quella di Watch Dogs 2 è una delle città più vive e verosimili viste finora in un videogioco.

Watch Dogs 2 non solo non fa rimpiangere il nuovo capitolo di Assassin’s Creed ma è un open world maturo, divertente, fresco e che è riuscito nel difficile compito di migliorare il suo predecessore. Un tributo alla cultura nerd ma al tempo stesso una denuncia ai pericoli che si annidano dietro ad un mondo sempre connesso e sempre meno libero.

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