Ermanno Olmi
si racconta

«L'apocalisse è un lieto fine» è l'attesa autobiografia di Ermanno Olmi, un invito accorato del ritorno alle origini, trovando il coraggio di ricominciare, come si ricomincia da zero nei campi dopo una carestia o una stagione sfavorevole.

«L'apocalisse è un lieto fine» è l'attesa autobiografia di Ermanno Olmi, un invito accorato del ritorno alle origini, trovando il coraggio di ricominciare, come si ricomincia da zero nei campi dopo una carestia o una stagione sfavorevole.

Il libro contiene sfumati riferimenti alle occasioni perdute, sia sul piano personale che su quello politico e pubblico. Olmi non vi racconta la propria vita in ordine cronologico, ma presenta al lettore una serie di ricordi, di incontri, di esperienze, intervallandoli con capitoli ambientati al presente o in anni molto recenti. Il regista invita così alla costante e determinata ricerca dei valori sacri della terra e dell'Italia contadina di un tempo, ricca non di soldi, ma di grande vitalità e umanità.

Scorrono, nelle pagine, le origini familiari popolari (madre contadina e padre ferroviere), l'infanzia tra Milano e Treviglio (Bergamo), i primi battiti del cuore per una ragazza di nome Miki, il secondo conflitto mondiale, il “De bello gallico” letto in un rifugio sotto i bombardamenti, il dopoguerra, la icostruzione, il lavoro come semplice impiegato alla Edison e poi, finalmente, le prime esperienze nella regia, le trasformazioni del Paese da contadino a industriale, la carriera nel cinema. Nel libro, Olmi ricorda anche gli amici di una vita: Luciano Bianciardi; Goffredo Parise; Pier Paolo Pasolini; Giovanni Testori.

LA SCEHDA
L' Apocalisse è un lieto fine

“Ho bisogno della bellezza, così come amo ogni anelito dell'uomo per compararsi a essa. Rinuncerei a qualsiasi merito artistico pur di riuscire a fare della mia vita un'opera d'arte.” È il principio che guida Ermanno Olmi in questa esplorazione di una vita, delle sue poche certezze e dei suoi molti incontri. Cresciuto nel pieno della disfatta fascista e testimone critico della rinascita nazionale, Olmi è stato giovanissimo fornaio, impiegato ragazzino, regista precoce. Ha vissuto direttamente l'abbandono delle campagne e l'esplosione della società dei consumi e per questo, divenuto protagonista della stagione d'oro del cinema italiano, ha scelto di rappresentare non i lustrini del Boom, ma la cecità di uno sviluppo che ha strappato il nostro Paese alle sue radici contadine. Proprio questa ferita è il cuore filosofico della sua illuminante autobiografia. L'Apocalisse è un lieto fine non è infatti solo il racconto di una vita densa e affascinante, degli incontri e dei successi che l'hanno segnata. È soprattutto la profonda, urgente riflessione con cui l'artista che ha saputo cogliere gli ultimi echi della civiltà rurale ci mette in guardia davanti al declino di un'altra epoca umana: la nostra. Abbiamo dimenticato cosa vuol dire “far bene” e coltivato a dismisura l'etica del male minore. Produttività, arricchimento e potere continueranno a rinchiuderci nelle loro gabbie fino a quando non saremo pronti a imparare l'eterna lezione della terra: il ciclo delle sue stagioni, del suo naturale farsi e disfarsi. Soltanto allora il senso della fine non sarà più un oscuro presagio, ma l'alba di un mondo che verrà. Una nuova terra madre tutta da imparare, davanti alla quale ritrovare il nostro incanto.

Ermanno Olmi
L'apocalissi è un lieto fine.
Storie della mia vita e del nostro futuro
272 pag., 18 euro - Rizzoli

© RIPRODUZIONE RISERVATA