Taglia extralarge
senza tabù

Caterina ha 16 anni ed è di taglia «extralarge». «Cate-ciccia» «Cate-bomba» e mille altri nomignoli cattivi le risuonano in testa non appena esce di casa e «smette di essere Caterina».

Caterina ha 16 anni ed è di taglia «extralarge». «Cate-ciccia» «Cate-bomba» e mille altri nomignoli cattivi le risuonano in testa non appena esce di casa e «smette di essere Caterina». Lei stessa si sente una «non-persona»: i suoi chili di troppo sono una barriera che la divide dal mondo, lo stigma della sua diversità.

«Cate, io» di Matteo Cellini declina in una storia intensa, a tratti durissima, la condizione di chi è o si sente obeso. Il suo è un invito guardare il mondo sotto una luce diversa e scoprirne insieme le vette e le miserie. Il suo romanzo, scritto con una lingua aerea e fantasiosa, viaggia con disinvoltura in un impalpabile limbo tra corpo e anima. È entrato nella lista dei 12 del Premio Strega e ha vinto il Campiello opera prima. È forse uno dei migliori esempi italiani di un filone che in America è diventato un vero e proprio genere, la «fat fiction» con protagonisti «oversize». Anche qui da noi però ci sono tanti altri esempi eccellenti, tra i quali per esempio Walter Siti, vincitore dello Strega con «Resistere non serve a niente»: protagonista Tommaso, un ex obeso che diventa squalo della finanza. Non è proprio un segno della cultura che cambia e con essa un ritorno ad apprezzare la bellezza delle forme abbondanti, visto che Tommaso si «salva» con un'operazione chirurgica, così come Marta Bonifazi, eroina dell'ultimo lavoro di Teresa Ciabatti «Il mio paradiso è deserto» (Rizzoli).

Molto più armoniosa la scelta dell'attrice-scrittrice Sara D'Amario (volto noto, fra l'altro, di «Vivere» e «Centovetrine»), che in «Un cuore XXL» (Fanucci) racconta l'amicizia di due quattordicenni, Zucchero e Gas, entrambi mai sazi di cibo ma capaci (più di molti altri) di grandi gesti d'amicizia e di generosità.
Sa. Pe.

© RIPRODUZIONE RISERVATA