Antidroga, salvataggi e arresti
La vita da «sbirro» di Elio Carminati

«Sbirro a chi?» è il libro scritto dal giornalista Federico Biffignandi che racconta la storia di Elio Carminati trent’anni alla Squadra mobile della questura cittadina.

La vita da «sbirro» raccontata da un poliziotto, davanti agli amici del bar dell’oratorio, ai quali snocciolare episodi, curiosità, arresti e salvataggi di un’intera carriera in divisa. Elio Carminati, trent’anni alla Squadra mobile della questura cittadina, lo ha fatto davvero: all’oratorio di San Paolo, il quartiere dove vive. E ora quelle sue storie sono state raccolte in un libro, intitolato «Sbirro a chi?», edito da Bolis e scritto dal giornalista Federico Biffignandi, collaboratore de L’Eco di Bergamo.

«Il libro è nato quasi per caso – spiega Biffignandi – Carminati frequenta l’oratorio di San Paolo, mentre io quello di Loreto, dove vivo. Lui era solito raccontare gli episodi che hanno caratterizzato la sua carriera nella polizia: tra l’altro è un ottimo oratore e tutti pendono dalle sue labbra. Così alcuni amici lo hanno convinto, benché inizialmente fosse restio, a raccogliere la sua vita professionale in un libro ed è nato “Sbirro a chi?”. Per impostare la pubblicazione, l’ho divisa per argomento. La parte più corposa è quella legata al contrasto allo spaccio di droga e alle rapine. Poi c’è una buona fetta del testo dedicata allo stadio e agli ultrà, non solo quelli atalantini ma di tutta Italia, visto che Elio Carminati si occupava, nei servizi di ordine pubblico dentro e fuori il Comunale, proprio del settore degli ospiti».

Federico Biffignandi è tra l’altro al suo quarto saggio in due anni: nel 2014 pubblicò per l’editrice Rc «Novant’anni in nove», la storia di Anna Ferrari, una bimba di Torre Boldone morta a soli 9 anni, l’anno scorso «Torno indietro per andare avanti» (Cpz editore), una raccolta di lettere familiari dal 1700 in poi e a giugno «Il modellatore di uomini» (edizioni Lupetti), la biografia di Alfredo Calligaris. «Mi piace ascoltare le storie delle persone e raccontarle – evidenzia l’autore –. nel caso di Carminati, la parte più avvincente è senza dubbio quella legata ai tanti salvataggi di persone che si volevano togliere la vita. Ho cercato di puntare sull’aspetto più umano della sua figura di poliziotto, non cattivo nonostante la corporatura da “gigante” e che tenta sempre di mediare, preferendo la parola e il buonsenso al manganello. Anche con gli ultrà ha sempre avuto un rapporto eccezionale, appunto perché improntato sulla mediazione. Il tutto senza voler far emergere a tutti i costi la favola del poliziotto buono». Elio Carminati, bergamasco doc, 57 anni, ha lavorato per trent’anni alla Mobile di Bergamo, fino alla pensione, tre anni fa.

I fatti raccontati in prima persona sono tutti veri, anche se abbiamo cambiato alcuni dettagli per non rendere riconoscibili i protagonisti – conclude Biffignandi –. Forte di un’esperienza di pochi anni come infermiere ai Riuniti, nel corso della sua carriera Carminati ha salvato anche diverse persone. Per esempio, durante un blitz in una bisca, un arrestato ebbe un malore e lui, senza pensarci due volte, gli praticò il massaggio cardiaco e lo salvò dalla morte. Per poi portarlo, ovviamente, in galera. L’obiettivo del libro è anche accompagnare il lettore nella psicologia dei criminali e dei poliziotti».

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