De Giovanni, la passione
è drammatica e comica

«Portatore di un dolore immenso, che non aveva intenzione di condividere con nessuno», tanto da non avere il coraggio di infliggere se stesso a una donna innamorata di lui; tanto che i suoi occhi non erano occhi di padre.

Estate: come da contratto esce un titolo della fortunata saga del Commissario Ricciardi: «Serenata senza nome. Notturno per il Commissario Ricciardi» (Einaudi, pagine 373, euro 19), creatura del napoletanissimo Maurizio De Giovanni, nata nel 2006 e già protagonista, prima di questo, di dieci romanzi e un racconto. Da contratto: «Esce un Ricciardi d’estate, i Bastardi di Pizzofalcone – altro ciclo di gialli varato da De Giovanni - d’inverno, mi sono conquistato con Einaudi la possibilità di scrivere qualcosa che non sia un giallo per qualcun altro - gruppo Rcs - nel primo trimestre dell’anno». Ritmi da Balzac, o da Philip Dick.

Incombe la Grande guerra. Vincenzo, ragazzo senza speranze di futuro in patria decide di partire, clandestino, per l’America. È innamorato di Cettina, figlia di negozianti, di status superiore al suo. Le giura che sarebbe tornato. E torna. Da campione dei mediomassimi, vanto del Regime che, nel frattempo si è imposto – siamo, come sempre con Ricciardi, nella Napoli anni Trenta. Ma Cettina non l’ha aspettato: si è sposata con Irace, commerciante di tessuti. In un teatro gremito, davanti a una folla di curiosi si svolge, ventidue anni dopo gli addii, la teatralissima scena del rincontro. All’uscita, Vincenzo e Irace hanno un alterco feroce. L’ex pugile minaccia l’altro, davanti a tutti, di morte. E l’altro, poco tempo dopo, viene trovato morto, con la tempia sfondata. Un po’ come «il negro» che Vinnie aveva ammazzato, nel suo ultimo incontro, sul ring, episodio che lo aveva allontanato per sempre dalla box. Una firma?

De Giovanni riprende a piene mani l’affollato filone del melodrammatico, del sentimentale, di tanta narrativa mondana, per esempio, già ottocentesca: sentimenti estremi, passioni fatali, amori travolgenti, vicende strappalacrime, episodi strappacore. Con relativi stereotipi, come l’aristocratico che dilapida fortune al gioco. E intreccia questo registro «alto», ultrasentimentale, con, come pure da tradizione, un registro più basso, comico, caricaturale, macchiettistico. E naturalmente con il giallo modernamente concepito, con tecniche di montaggio e creazione di suspense, che giocano su continui salti cronologici e di scena.

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