L’amore al tempo
delle spunte di WhatsApp

Un segno di spunta, messaggio inviato. Due segni, messaggio consegnato. Se diventano blu, messaggio letto. Ultimo accesso ore… WhatsApp va alla grande anche nei romanz(ett)i di «chick lit», che ai tempi dei social rivedono profili e trame.

La risposta istantanea è una delle tante nevrosi contemporanee, come racconta Elisa Gioia nel frizzante «So che ci sei» (Piemme), storia leggerissima appesa agli orari delle chat, che mostra tra le righe quanti equivoci possa creare, nella vita reale, l’eccessiva confidenza nella presenza virtuale delle persone.

Scorrendo i commenti di Facebook, a dire il vero, si trova molta più aggressività che romanticismo, ed è proprio così Penelope, all’inizio di «Quella certa dipendenza dal tasto invio» di Lucia Del Pasqua (Baldini&Castoldi): una fashion blogger cinica, superficiale e a volte un po’ crudele. Vive di hashtag e messaggi con le faccine e viaggia con disinvoltura da una storia all’altra. L’incontro con un uomo sfuggente però la trasforma in una fidanzata tradizionale, paranoica e gelosa, con esiti disastrosi.

In «Girl Online» di Zoe Sugg (Mondadori) dedicato a un pubblico giovane, la protagonista è una blogger, e ogni giorno racconta la sua vita in una sorta di «diario pubblico», nascosta da un nickname, finché la sua copertura non rischia di saltare. Anche il web quando un segreto è svelato diventa all’improvviso soffocante come un piccolo paese.

C’è un altro, pericoloso gioco che la rete permette, lo scambio d’identità. C’è chi sceglie un personaggio noto della letteratura o del mondo dello spettacolo e chi disegna scenari più inquietanti, come accade in «Fake» di Adriana Merenda (Piemme).

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