Le figuracce? Quelle altrui
sono sempre rassicuranti per noi

Le figuracce? Sono rassicuranti. Per tutti tranne, ovviamente, per chi le fa. Così ci spiega Niccolò Ammaniti in «Figuracce» (Einaudi), che raccoglie i racconti di otto scrittori.

Le figuracce? Sono rassicuranti. Per tutti tranne, ovviamente, per chi le fa. Così ci spiega Niccolò Ammaniti in «Figuracce» (Einaudi), che raccoglie i racconti di otto scrittori. «La vittima - spiega -, il gaffeur, il discriminato funziona da catalizzatore per la coesione del gruppo che si riconosce nelle regole che gli sono state imposte. Ci si sente rassicurati, più sereni quando ci si confonde con i propri simili, a discapito del disgraziato che è scivolato ed è finito nel fango». A distanza però, quando è passato abbastanza tempo, si può riderci sopra, magari raccontandole agli altri. Così accade con le storie di Francesco Piccolo, Elena Stancanelli, Christian Raimo, Emanuele Trevi, Paolo Giordano, Antonio Pascale, Diego De Silva e allo stesso Ammaniti.

Il libro nasce una sera quando i nostri si incontrano al bar e, un po’ alticci, cominciano a raccontarsi a vicenda questi episodi imbarazzanti. La lettura assolve proprio una funzione consolante: racconti brillanti, rapidi, scoppiettanti, divertenti, in cui ci si può identificare, riconoscere, per uscirne immacolati.

Se non ne avete abbastanza, dopo aver finito questo c’è sempre la possibilità di continuare con Roberto Esposito e «Figure di merda. Il meglio del peggio delle figuracce più esilaranti e imbarazzanti» (Sperling & Kupfer): l’autore raccoglie le testimonianze di chi ha deciso di condividere con gli amici del web (cioè con il mondo) i suoi momenti peggiori. Meno letterario e più sociologico del primo, si rivela però altrettanto confortante.

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