Pasolini da riscoprire
tra interviste e fotografie

C’è sempre qualcosa di nuovo da leggere su Pier Paolo Pasolini, uno di quegli autori che non invecchiano. Qualche mese fa è uscita una raccolta di conversazioni tra lui e il critico inglese Jon Halliday in cui Pasolini spiega cosa intendesse per «cinema d’autore».

Ma dal dialogo emergono anche brani della sua vita: gli anni giovanili in Friuli, Bologna, le amicizie romane. E si discute di religione, del rapporto fra cultura e politica e fra Chiesa e cultura in Italia, con una passione intellettuale e civile a cui non siamo più abituati.

Difficile da trovare ormai di Maddalena Raimondi Capasso «Riscopriamo Pasolini!» (Alberti, pagine 100, euro 19,90), buona introduzione a tutta l’opera di Pasolini.

Ci sono poi due libri fotografici da non perdere: il famoso Pasolini privato ritratto da Dino Pedriali nell’ottobre del 1975, immagini in bianco e nero che dopo essere state custodite per 35 anni sono state pubblicate nel volume edito da Johan & Levi (pagine 120, euro 38): 78 foto scattate tra la casa di Sabaudia e il viterbese. E in occasione delle celebrazioni per i 50 anni de «Il Vangelo Secondo Matteo», girato tra i Sassi di Matera, la Capitale europea della cultura 2019 pubblica «Pasolini Matera»,di Domenico Notarangelo (edizioni Giannatelli, pagine 130, euro 12) in veste rinnovata. Notarangelo, oltre che riproporre le foto da lui realizzate sul set del film (nel quale impersonava un centurione romano, portandosi le macchine fotografiche appese al collo sotto la corazza) ha aggiunto scatti di Angelo Novi, fotografo di scena di Pasolini.

Il mensile di educazione audiovisiva «Edav» ha appena pubblicato ampi stralci inediti di Pasolini, tratti da un suo intervento al Corso di Storia del cinema organizzato a Roma nel 1969/1970 e diretto da padre Nazareno Taddei. In esso (ne riproduciamo l’inizio) il regista parlava dei suoi maestri, della sua idea di cinema, dei suoi debiti verso il neorealismo ma anche della sacralità della vita e del mistero. E del film che voleva realizzare su San Paolo e che non vide mai la luce. Pasolini immaginava di descrivere due uomini: «Uno il santo, l’uomo rapito al terzo cielo e l’altro l’uomo debole»; uno «completamente disinteressato, sublime e ineffabile», l’altro «con grossi difetti umani: i resti del fariseismo, l’idea dell’organizzazione, qualche cosa di bigotto...».

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