Tra virus e Hezbollah
I nuovi Cyber thriller

«Mouna» è il nome dolce di una bambina. Ma nel thriller dell’americano Dan T. Shelberg (Sperling & Kupfer) diventa anche il nome di un virus informatico capace non solo di buttare all’aria gli equilibri economici e politici internazionali ma perfino di infettare l’uomo.

«Mouna» è il nome dolce di una bambina. Ma nel thriller dell’americano Dan T. Shelberg (Sperling & Kupfer) diventa anche il nome di un virus informatico capace non solo di buttare all’aria gli equilibri economici e politici internazionali ma perfino di infettare l’uomo.

Un’arma terroristica, confezionata da Samir Moustaf, programmatore geniale passato a servizio di Hezbollah dopo aver perso la sua famiglia per colpa di una bomba israeliana. Cerca disperatamente l’anti virus un mite professore universitario svedese, Eric Soderqvist, inventore di un sistema che collega il computer al cervello, «Mind surf».

Un cyber thriller intrecciato all’attualità, con venature fantascientifiche. Nemmeno Tom Clancy, guru del techno thriller, scomparso l’anno scorso, nel suo «B-virus» (Bur) era arrivato a tratteggiare uno scenario così destabilizzante. Nel romanzo di Shelberg entra in gioco la potenza eversiva di internet, in un mondo ormai saldamente interconnesso, come racconta - da un punto di vista squisitamente orientale - anche Qiu Xiaolong, giallista americano nato a Shanghai.

In «Cyber China» (Marsilio) Il suo ispettore capo Chen, appassionato di poesia, indaga sulla morte di un funzionario corrotto incastrato da internet e dai social network. Proprio nel web, nel mondo dei blogger, Xiaolong individua la zona della protesta e il confronto più forte con l’Occidente. Lo scrittore in tutti gli otto capitoli della serie di Chen ha affrontato temi caldi della vita della società cinese. Qui tocca il nodo del rapporto tra libertà e censura, che la rete ha cambiato per sempre.
Sa. Pe.

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