Epatiti, in Italia
colpiti in 2,5 milioni

In Italia sono circa 2,5 milioni le persone affette da epatite B ed epatite C croniche. È questo il dato più importante emerso nel corso della conferenza sulle epatiti organizzata al ministero della Salute nell'ambito delle iniziative proposte dall'Oms per la celebrazione della Giornata Mondiale delle Epatiti 2011.

In Italia sono circa 2,5 milioni le persone affette da epatite B ed epatite C croniche. È questo il dato più importante emerso nel corso della conferenza sulle epatiti organizzata al ministero della Salute nell'ambito delle iniziative proposte dall'Oms per la celebrazione della Giornata Mondiale delle Epatiti 2011.

A margine della conferenza, che ha visto il saluto i istituzionale del ministro Renato Balduzzi, è stato il professor Antonio Gasbarrini a snocciolare alcuni dati. «Abbiamo due tipi di epatiti croniche, l'epatite da virus B e l'epatite da virus C. Nello 0,7-0,8% della popolazione, ovvero 6-700 mila persone, viene riscontrata un`infezione cronica attiva da virus B. Di queste persone - ha spiegato Gasbarrini - circa 100 mila hanno sviluppato cirrosi epatica. Nel caso del virus C, si stima che circa il 3% della popolazione ne sia affetta. Una percentuale pari a 1,5-1,7 milioni di persone ,con un'enorme variabilità geografica: siamo all`1% al nord e circa il 7-9% al sud». Fra le persone affette da virus C «circa 250-300 mila sono cirrotiche».

Facendo una stima totale «fra le due patologie abbiamo circa 2 milioni e mezzo di persone colpite, di cui circa 350 mila sono cirrotiche». Come ha ricordato lo stesso Gasbarrini «entrambe le infezioni sono dei potentissimi agenti virali oncogeni diretti, che danno tumore del fegato. Ogni anno circa il 3-5% di persone cirrotiche sviluppano il cancro, ovvero circa 5-6 mila nuovi casi di tumore al fegato legati alle epatiti».

C'è da dire che a livello nazionale l'incidenza di queste infezioni si è nel tempo ridotta: da un lato per il miglioramento delle condizioni igieniche e socio-economiche della popolazione; dall'altro, per l'epatite B, grazie all`introduzione della specifica vaccinazione nel 1991. Nonostante questo, nel nostro paese, esiste «una vera e propria emergenza sanitaria dovuta all'elevata prevalenza di patologie epatiche croniche e tumori del fegato, causate dalle infezioni da virus dell'epatite B e C avvenute tra gli anni '60 e  '90. L'Italia, in particolare, detiene il triste primato in Europa per numero di soggetti HCV positivi e per mortalità per tumore primitivo del fegato».

Questo anche perchè «il virus C dell'epatite, a differenza del virus B, è stato individuato e diagnosticato per la prima volta a partire dagli anni '90 e, purtroppo, non si dispone ancora di un vaccino nei suoi confronti».

A livello mondiale, l'Oms stima che circa 1/3 della popolazione mondiale si è infettata con il virus dell'epatite B: circa 350 milioni di persone sono cronicamente infette ed ogni anno si verificano 4 milioni di nuovi casi. Sono, invece, 170 milioni le persone cronicamente infette con il virus dell'epatite C, con un incremento di 3-4 milioni di nuovi casi ogni anno.

Come spiegato dallo stesso professor Antonio Gasbarrini, sul fronte delle cure «dobbiamo intervenire con forza sulla prevenzione secondaria: dobbiamo individuare e trattare le persone colpite dall'epatite e dai casi iniziali di cirrosi», in modo da non far sviluppare «cirrosi avanzate e dunque tumori al fegato. Dobbiamo impedire i passaggi da epatite a cirrosi e da cirrosi a cancro».

A questo scopo mirano i nuovi farmaci «approvati dalla Fda e dalla Ema e nei primi mesi del 2012 anche dall'Aifa: si tratta di due inibitori della proteasi, per il trattamento dell'epatite C, che elimineranno il virus in una percentuale dal 60% all'80% dei casi».

Farmaci «da utilizzare solo in fase precoce ma non in casi di cirrosi avanzata». L'arrivo di questi medicinali è previsto fra marzo e settembre del 2012 «in base alla velocità» d'azione «dell'Aifa».

L'esperto ha poi voluto ricordare: «L'epatite è una malattia silenziosa e l'Italia, secondo l'Ecdc (European Centre for Disease Prevention and Control), ha i dati peggiori in termini di prevalenza dell'epatite C perché il nostro Paese ha avuto, verosimilmente, un'epidemia» di questo virus «negli anni 60-70: nelle nuove generazioni il rischio di avere queste malattie è molto basso ma ci portiamo dietro una `mega corte` di pazienti fra i 45 ed i 70 anni».

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