Trapiantati
e «maratoneti»

Anche quattro trapiantati di rene bergamaschi hanno partecipato, il 1° luglio scorso, alla «Maratona delle Dolomiti». Partecipare ad una manifestazione ciclistica così impegnativa sotto l'aspetto psicofisico non è certo cosa da tutti, figuriamoci se ad uno sforzo come questo si sono sottoposti persone che hanno subìto un trapianto di rene, persone che hanno comunque avuto la possibilità di ritrovare la salute .

Anche quattro trapiantati di rene bergamaschi hanno partecipato, il 1° luglio scorso, alla «Maratona delle Dolomiti». Partecipare ad una manifestazione ciclistica così impegnativa sotto l'aspetto psicofisico non è certo cosa da tutti, figuriamoci se ad uno sforzo come questo si sono sottoposti persone che hanno subìto un trapianto di rene, persone che hanno comunque avuto la possibilità di ritrovare la salute .

Marco Minali, Bruno Zanini, Pierangelo Pedruzzi e Giovanni Salvi - da Bergamo - hanno potuto partecipare alla «Maratona delle Dolomiti 2012». grazie alla Fitot (www.fitot.it).

«Abbiamo percorso i 55 chilometri, abbiamo risalito i quattro passi in ordine: passo Campolongo, passo Pordoi, passo Sella passo Gardena e siamo riusciti ad arrivare al traguardo come tutti gli altri 12000 partecipanti - raccontano i quattro amici - . Non interessava il tempo, non interessava fare record. la salute ritrovata è un record . Con questo gesto abbiamo voluto ringraziare le persone che hanno permesso tutto questo: i familiari dei donatori. Abbiamo voluto dimostrare che ripartire si può, grazie ad un trapianto!».

«Siamo partiti mercoledì e ci siamo allenati duramente per riuscire a raggiungere almeno il primo passo - raccontano - e invece  è accaduto l'impensabile. Stavamo bene, le gambe erano allenate, la testa era carica, l'energia positiva ci trascinava ed abbiamo insistito e siamo riusciti a superare tutti e quattro i difficili passi. Sensazioni? indescrivibili».

«Sveglia alle 4, colazione come i "veri" ciclisti, partenza alle 6.30. Via si parte. Dopo 55.000 metri ritrovarsi all'arrivo e commuoversi , piangere come un bambino, è quello che riassume tutto! Solo in quel momento ci si rende conto dell'impresa fatta, dell'indescrivibile sensazione di poter dire "io c'ero" grazie ai nostri angeli che ci hanno accompagnato. Durante il percorso - ricordano - abbiamo fatto molta attenzione al caldo e alla sete... acqua acqua acqua ... Caronte ed il caldo si facevano sentire, ma noi sapevamo che importante era si arrivare, ma senza rischiare. Senza rischiare la salute ritrovata».

«Piano piano siamo saliti, piano piano siamo scesi... vicini. L'un l'altro per farci forza, per incoraggiarci, per non mollare. Anche davanti alla foratura in discesa dal Campolongo non ci siamo arresi, come ciclisti d'altri tempi abbiamo lavorato per riprendere il cammino: nuova camera d'aria e via... ripartiti verso la vetta del Pordoi. Ritrovarsi davanti al Sella, la cima Coppi... Denti stretti, caldo afa ... difficile, molto difficile. Superare persone "sane" che camminano lungo il percorso perchè stanche, mentre noi siamo in sella al nostro pezzo di ferro!».

«Ma saliamo... - raccotano ancora -. Arrivare in vetta per poi riscendere verso l'ultimo drago che ci attende, il passo Gardena, che sulla carta è il più semplice, ma abbiamo tre passo nelle gambe! Piano piano si sale, si mangia e si beve per recuperare, fino alla vetta finale e sentire il fatidico bip bip che attesta che sei arrivato ed il tempo è stato preso dal computer! Ufficialmente hai finito il giro, o meglio ora devi solo scendere all'arrivo. Dieci minuti di discesa, lunga e ripida. Il vento ti rinfresca, asciugando le lacrime spese che ti scendono sul volto, ti guardi attorno, il paesaggio le montagne, le Dolomiti e pensi di essere in paradiso. No, non sei in paradiso, sei vivo! Grazie al trapianto! Ultimo pezzo... Vedi l'arrivo e passi sotto il tragurado: hai vinto. Hai vinto. Hai vinto! E gridi "si al trapianto", "si alla solidarietà", "si alla vita!"».

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