Prevedere
l'epilessia

Uno strumento ad hoc impiantato nel cervello capace di prevedere gli attacchi di epilessia, raccogliendo l'attività elettrica cerebrale del paziente, e informandolo se il rischio è alto, moderato o basso: è quello che è stato sperimentato in uno studio, condotto su 15 persone in 3 ospedali australiani, pubblicato sulla rivista «Lancet Neurology».

I segnali vengono raccolti dalla superficie del cervello e inviati tramite cavi ad un altro apparecchio impiantato nel petto, che trasmette i dati ad uno strumento manuale che calcola le probabilità di un attacco. Nei primi 4 mesi il cervello dei partecipanti è stato monitorato, in modo che il sistema potesse imparare a decifrare le loro onde cerebrali prima dell'attacco.
Dopo, però, solo otto pazienti hanno proseguito allo stadio in cui l'apparecchio era completamente attivato e sono stati informati delle possibilità di un attacco. Il sistema è stato efficace tra il 56% e il 100% delle volte.

Di epilessia soffrono 50 milioni di persone nel mondo, e gli attacchi sono causati dall'attività anormale di una parte del cervello.
«Poter prevedere gli attacchi minuti o ore prima - spiega Mark Cook, dell'università di Melbourne - può avere un impatto significativo sulla terapia. Attualmente infatti si danno i farmaci continuamente, ma terapie di breve azione possono essere efficaci senza costringere i pazienti a problemi dovuti alla lunga durata, provocati dalle attuali terapie».

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