Dietro le grandi catastrofi della storia
c’è sempre una carenza di sonno

È la capacità di adattarsi agli imprevisti a fare la differenza tra la vita e la morte quando si è un campo di battaglia, in una sala operatoria o in una sparatoria. Un’abilità che viene compromessa dalla mancanza di sonno. Alcune delle peggiori catastrofi degli ultimi anni sono un esempio di situazioni dove la carenza di sonno ha giocato un ruolo importante dal disastro della centrale nucleare di Chernobyl fino all’incidente della petroliera Exxon Valdez e l’esplosione dello shuttle spaziale Challenger.

Nel caso di Chernobyl, avvenuto durante un turno di lavoro notturno, è stato riportato che gli ingegneri fossero al lavoro da oltre 13 ore, mentre nel caso del Challenger alcune dei manager della Nasa avevano dormito solo due ore, e anche nel caso della petroliera Exxon Valdez c’erano sempre ufficiali al comando privi di sonno da molte ore. Una ricerca della Washington State University, pubblicata sulla rivista Sleep, è riuscita ora a dimostrare come la privazione di sonno impedisca di decidere nelle situazioni di crisi.

Per la prima volta si è trovato il modo di simulare in laboratorio l’effetto della carenza di sonno in momenti critici, quando bisogna prendere decisioni in situazioni della vita reale, dove serve un alto grado di sorveglianza. Si è così visto che in queste situazioni, medici, paramedici e militari privati del sonno prendono decisioni dagli effetti catastrofici. Già precedenti ricerche avevano dimostrato come la carenza di sonno portasse ad un calo dell’attenzione, ma sembrava che gli effetti sulle abilità decisionali fossero minimi.

Nella vita reale, quello di decidere è un processo dinamico. Un chirurgo ad esempio può notare un cambiamento nei parametri vitali del paziente durante un intervento, e usare questa informazione per cambiare e scegliere una strada migliore. «Abbiamo usato un semplice compito di laboratorio per catturare l’aspetto essenziale del dover decidere nel mondo reale - spiega John Hinson, uno dei ricercatori - e cioè quello di adattarsi alle nuove informazioni che possono arrivare nel momento in cui cambiano le circostanze».

Nello studio sono state reclutate 26 persone. Di queste 13 sono state 62 ore senza dormire nell’arco di oltre due giorni, mentre l’altra metà ha potuto dormire. Per sei giorni e notti tutti hanno vissuto in un laboratorio simile a un hotel, dove sono stati sottoposti a test. Gli è stata mostrata una serie di numeri, e ad ognuno dovevano decidere in meno di un secondo se rispondere o meno, rischiando di perdere o guadagnare soldi. Dopo un pò tutti hanno iniziato a capire e selezionare i numeri giusti. Poi però sono state invertite le risposte assegnate ai numeri, e si è visto che quelli privati del sonno andavano in confusione, arrivando a zero risposte corrette. Non importa dunque quanto una persona voglia prendere la decisione giusta, conclude lo studio: la privazione di sonno spinge il cervello a non usare in modo efficace le nuove informazioni che arrivano in una situazione di crisi, non adattandosi alle circostanze e commettendo errori.

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