È tempo di piscina
Attenzione alle otiti

L’otite del nuotatore, più comunemente detta otite esterna, è una dolorosa infezione batterica.

È arrivato il caldo. E così anche la voglia di ricominciare ad andare in piscina o al mare. Per rinfrescarsi e per rimettersi in forma in vista dell’estate. Un’abitudine salutare che però può nascondere qualche insidia, come la cosiddetta «otite dei nuotatori», una forma di otite che, come dice il nome, riguarda soprattutto gli amanti degli sport acquatici. Tra i fattori di rischio più importanti ci sono l’acqua che, ristagnando nell’orecchio, può scatenare un’infiammazione e l’umidità. Come prevenire problemi allora? Come attenuare fastidi e dolore? Lo abbiamo chiesto alla dottoressa Giulia Locatelli, otorino di Smart Clinic, struttura ambulatoriale del Gruppo San Donato all’interno del centro commerciale «Le Due Torri» e di «Oriocenter».

Dottoressa Locatelli, cosa si intende per otite del nuotatore?

«L’otite del nuotatore, più frequentemente detta “otite esterna”, è un’infezione batterica dell’orecchio esterno che si manifesta inizialmente con un fastidioso prurito auricolare, a cui rapidamente segue un intenso dolore che negli stadi avanzati può impedire anche la masticazione. Questa patologia si manifesta più frequentemente nei mesi estivi e in particolare modo nei nuotatori: il clima caldo-umido e la macerazione della cute per ripetuti contatti con l’acqua possono causare infatti intenso prurito. I microtraumi provocati dal grattamento che ne consegue diventano poi facili vie di accesso per i batteri che scatenano l’infiammazione».

Quali sono gli altri fattori di rischio che possono aumentare la probabiità di sviluppare un’otite del nuotatore e più in generale un’otite esterna?

«Altri fattori di rischio sono l’assenza totale di cerume (che è una secrezione fisiologica dell’orecchio che ha un’attività antibatterica e protettiva grazie al suo pH acido e va eliminata solo se vi è un accumulo eccessivo), utilizzo di saponi alcalinizzanti, terapie con farmaci immunosoppressori (ad esempio cortisonici e chemioterapici) e la presenza di alcune patologie sistemiche come anemia, diabete e carenze vitaminiche».

Ma quindi è sbagliato togliere tutto il cerume dalle orecchie come ci dicevano le nostre nonne?

«Sì, un eccesso di pulizia non fa bene all’orecchio. In particolare, le manovre di pulizia del condotto uditivo esterno, utilizzando un bastoncino di cotone, sono sempre sconsigliate poiché favoriscono la formazione del tappo di cerume e i microtraumatismi della cute. E non solo: il loro utilizzo scorretto, in modo troppo aggressivo e profondo, può arrivare a provocare una perforazione timpanica».

In che modo si può prevenire l’otite esterna?

«Per prevenire questa patologia, come già detto, innanzitutto devono essere evitati i microtraumi e l’eccessiva igienizzazione del condotto uditivo esterno. Per pulire le orecchie in modo adeguato è sufficiente rimuovere lo sporco passando il dito solo esternamente. Chi ne soffre frequentemente, inoltre, dovrebbe evitare il contatto con l’acqua durante il bagno al mare e in piscina (ma anche quando ci si lava i capelli) oppure, se questo non fosse possibile, detergere il condotto uditivo esterno con un blando disinfettante (ad esempio acqua borica) dopo ogni bagno».

Cosa fare, invece, per alleviare il fastidio? Che tipo di terapie possono essere indicate?

«La terapia prevede, dopo parere medico, l’utilizzo di farmaci antifiammatori per attenuare il dolore e antibioticoterapia (locale o sistemica, in base alla gravità della situazione) per eliminare l’infezione. È bene sottolineare che la terapia è efficace se eseguita per almeno otto giorni, periodo durante il quale va assolutamente evitato l’ingresso di acqua nell’orecchio interessato».

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