Entro il 2020 la rino-sinusite
colpirà il 20% della popolazione

In Europa ne soffre l’8% della popolazione mentre in Italia si ipotizza si arrivi quasi al 7%: si tratta della patologia rino-sinusale, disturbo che nell’ultimo decennio si è diffuso sempre di più e si stima che nel 2020 raggiungerà il 20% della popolazione, forse per via dell’inquinamento e dell’aumento della resistenza agli antibiotici.

La reale incidenza della sinusite è a tutt’oggi difficile da stabilire, ma la patologia è sicuramente frequente e si può affermare che nel 90% dei casi di raffreddore esiste un interessamento sinusitico.

La rino-sinusite è un’infiammazione dei seni nasali; nella sua forma acuta è un disturbo che guarisce con una terapia a base di antibiotici e corticosteroidi; invece, la forma cronica, cioè quando i sintomi si protraggono per più di 12 settimane, è trattabile con terapia medica in prima istanza, mentre la chirurgia viene lasciata quando la terapia farmacologica non ha effetto o vi sono alterazioni anatomiche non correggibili.

Entrambe sono molto invalidanti per la persona che ne soffre. Tra i sintomi della rino-sinusite acuta la congestione nasale, il dolore facciale, il mal di testa e la tosse notturna; di solito è preceduta da un raffreddore.

Le moderne tecniche diagnostiche che comprendono oltre all’endoscopia nasale, la citologia nasale, la rinomanometria e l’olfattometria hanno permesso di migliorare il percorso diagnostico e di portarlo ad ottimi standard qualitativi, associate anche alle moderne tecniche radiologiche come la Tc e la RMN.

«La patologia rino-sinusale interessa una parte della popolazione italiana che soffre di ricorrenti episodi di cefalea, sinusite acuta e malessere generale legato a processi flogistici sinusali - afferma Paolo Castelnuovo, Presidente dell’Accademia Italiana di Rinologia e Direttore della Clinica Otorinolaringoiatrica all’Università dell’Insubria che ha organizzato il primo Italian Rhinoforum che si è svolto a Parma dal 17 al 18 aprile, in collaborazione con l’Accademia Rinologica Italiana e con il supporto non condizionato di Chiesi Farmaceutici -. Le nuove tecniche operatorie e gli strumenti messi a nostra disposizione dalla tecnologia hanno permesso di accelerare i tempi degli interventi, di migliorare i trattamenti con minor disagi per i pazienti. Versatilità, micro-invasività, riduzione degli effetti collaterali e post-chirurgici, raffinatezza del risultato finale e innovazione: sono questi i punti cardine della “nuova” chirurgia del naso e del distretto cervico-facciale. Competenza e adeguatezza terapeutica saranno in larga misura fruibili dal 5% di italiani affetti da patologie dell’apparato respiratorio. Ricordo però che la terapia delle rino-sinusiti non è solo chirurgica ma nasce dall’azione combinata della terapia medica e della terapia chirurgica quando si rende necessaria per correggere situazioni anatomiche presenti».

Dal punto di vista tecnologico oggi sono a disposizione molte innovazioni: strumenti endoscopici, strumenti tecnologici come il neuro navigatore, nuovi tipi di laser, nonchè nuove terapie nel post operatorio che sono di aiuto nell’accelerare la guarigione del paziente, riducendo i tempi di malattia e di disagio per il paziente. Si è ridotto del 50% il tempo necessario di guarigione con l’utilizzo dei nuovi trattamenti topici. Duplice il beneficio, per il paziente stesso che vede ridotti i tempi di trattamento e può cosi più rapidamente tornare alla consueta vita lavorativa, sia per gli operatori che possono ottimizzare l’utilizzo di farmaci, e la relativa spesa prevista per il decorso post operatorio. Tra le innovazioni - spiega l’esperto - va sicuramente annoverato l’uso dell’acido ialuronico, che ha facilitato la guarigione e la ripresa della funzionalità nasale, come evidenziato in numerose riviste mediche internazionali. Questa terapia permette al paziente di ridurre i tempi di guarigione e di malattia ma non solo, consente infatti anche il minor numero di visite di controllo necessarie nel post chirurgico.

© RIPRODUZIONE RISERVATA