Hiv, secondo Roberto Gallo
è possibile trovare un vaccino

Intervenendo ai lavori del meeting dell’Istituto Nazionale Tumori CRO di Aviano, Robert Gallo, direttore dell’Institute of Human Virology alla University of Maryland School of Medicine di Baltimora, co-scopritore del retrovirus HIV, ha spiegato di avere identificato assieme ai suoi collaboratori nuove modalità per superare punti critici che consentirebbero di sviluppare un vaccino contro l’HIV più efficace di quelli sino a oggi disponibili.

Intervenendo ai lavori del meeting dell’Istituto Nazionale Tumori CRO di Aviano, Robert Gallo, direttore dell’Institute of Human Virology alla University of Maryland School of Medicine di Baltimora, co-scopritore del retrovirus HIV, ha spiegato di avere identificato assieme ai suoi collaboratori nuove modalità per superare punti critici che consentirebbero di sviluppare un vaccino contro l’HIV più efficace di quelli sino a oggi disponibili. Che, sempre secondo Gallo, che in premessa si è soffermato sul rapporto storico tra virus e tumori virus-correlati, avrebbero dimostrato di non essere protettivi in maniera adeguata. «La ricerca - ha detto - non può basarsi sui percorsi tradizionali che ci hanno consentito di fare importanti scoperte perché questo non è un virus ma un retrovirus, le cui differenze rispetto al primo sono importanti».

Gallo, nella genesi storica della lotta all’Aids e più in generale del rapporto tra virus e tumori, ha detto che fino alla metà degli anni Ottanta era opinione condivisa dalla comunità scientifica che non vi fosse alcun rapporto di causa effetto tra le due cose, fatto che venne smentito dall’epidemiologia soltanto qualche anno dopo quando almeno il 20% delle neoplasie era riconducibile ai virus. Riportando di un suo incontro con Albert Sabin di una trentina di anni fa circa, il professore statunitense ha detto che il collega si sbilanciò spiegando che a suo dire un vaccino contro l’Aids non era fattibile. «Fino a oggi ha avuto ragione lui».

Gallo ha poi parlato del GVN - Global Virus Network, struttura di eccellenza a livello mondiale da lui fondata, focalizzando l’attenzione sulle pandemie per le quali vi è in questo momento una concreta minaccia di formazione di focolai: Influenza, SARS, MERS, Ebola, Dengue, Norovirus, Chikungunya, HIV e diversi virus relative alle encefaliti.

Quanto a Ebola ha escluso che possa propagarsi anche in Europa spiegando che il vaccino esiste. La risoluzione del problema nei Paesi del Terzo Mondo - ha concluso - è solo di natura clinico-infrastrutturale oltre che, ovviamente, economica.

La Johnson - Johnson studia il vaccino contro Ebola
Intant la Johnson - Johnson fa sapere che sono stati istituiti consorzi tra Istituti di ricerca internazionali e organizzazioni non-governative che collaboreranno con Janssen per accelerare lo sviluppo del vaccino contro l’Ebola. I consorzi riceveranno contributi complessivi per oltre 100 milioni di euro nell’ambito del programma Ebola+, per sostenere lo sviluppo e la produzione del vaccino e per sensibilizzare i pazienti.

L’iniziativa, con finanziamento da parte di Innovative Medicine Initiative (IMI), costituisce il maggior partenariato pubblico-privato d’Europa, il cui scopo è accelerare lo sviluppo di farmaci più efficaci e più sicuri per i pazienti. Il finanziamento del programma Ebola+ dell’IMI, in parte, deriva da Horizon 2020, il programma di finanziamento per la ricerca e l’innovazione dell’Unione Europea, e in parte è costituito dal supporto dei partner dei progetti che aderiscono a EFPIA, la Federazione Europea delle Industrie e Associazioni Farmaceutiche.

«Di fronte alla sfida globale dell’Ebola, mettere insieme le competenze, le esperienze e le capacità dell’industria farmaceutica, del mondo accademico e delle ONG sarà fondamentale per contribuire a risolvere questa crisi - ha dichiarato Paul Stoffels, Presidente Mondiale Area Farmaceutica di Johnson - Johnson -. Il sostegno della Commissione Europea attraverso IMI rafforza una collaborazione che dovrebbe accelerare in modo significativo le iniziative volte ad affrontare questa crisi umanitaria».

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