Identificate le mutazioni responsabili
della sindrome di Aymè-Gripp

Individuate le mutazioni responsabili di una rara malattia dello sviluppo, la sindrome di Aymè-Gripp, precedentemente nota come sindrome di Fine-Lubinsky.

Lo studio, pubblicato sulla rivista scientifica The American Journal of Human Genetics, ha portato alla scoperta di una nuova classe di mutazioni nel gene MAF, precedentemente associato a rari casi di cataratta congenita isolata. Lo studio è stato condotto da ricercatori dell’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù e dell’Istituto Superiore di Sanità, con la collaborazione di un team internazionale che ha coinvolto scienziati del Policlinico Gemelli di Roma e di gruppi di ricerca statunitensi.

La ricerca ha permesso di ridefinire il quadro clinico di una malattia finora poco conosciuta. La sindrome di Fine-Lubinsky è una malattia rara multisistemica caratterizzata da cataratta congenita, sordità neurosensoriale, ritardo mentale, bassa statura, epilessia, e da un aspetto del viso somigliante a quello caratteristico della sindrome di Down. Anche a causa della sua rarità (pochi casi riportati nel mondo), la malattia non era stata ben inquadrata clinicamente.

«Questa scoperta dimostra ancora una volta l’importanza delle nuove tecnologie genomiche - commenta all’Italpress Marco Tartaglia, del Dipartimento di Ematologia, Oncologia e Medicina molecolare dell’Istituto Superiore di Sanità -, che hanno permesso di identificare in tempi molto rapidi le cause molecolari di malattie estremamente rare o ultra-rare. Fino a pochi anni fa era impossibile arrivare a comprendere le cause di queste malattie, perché le tecnologie si basavano sull’utilizzo di famiglie abbastanza grandi da consentire l’identificazione del gene. Le nuove tecnologie genomiche permettono, invece, di identificare il gene responsabile di malattie ultra-rare, che sono stimate essere circa 7 mila, anche partendo da un singolo individuo, come nel caso della scoperta relativa alla sindrome di Aymè-Gripp».

La scoperta è stata ottenuta utilizzando una nuova tecnologia di sequenziamento del DNA che ha permesso di identificare le mutazioni nel gene codificante la proteina MAF come responsabili della sindrome. Precedentemente, mutazioni che colpiscono una diversa regione del gene erano state riportate come la causa di rare forme non sindromiche di cataratta congenita. Nella sindrome di Aymè-Gripp, le mutazioni tuttavia hanno un diverso impatto funzionale e causano un quadro clinico più complesso e severo che coinvolge diversi tessuti e organi. L’identificazione del gene malattia e lo screening condotto su una selezionata coorte di pazienti ha consentito di delineare più accuratamente le caratteristiche cliniche della malattia.

«Siamo riusciti - prosegue Tartaglia, coordinatore dello studio - a sequenziare tutta la porzione codificante del genoma di un paziente, codificando tutte le varianti con impatto funzionale e, tra queste, attraverso un approccio bio-informatico, abbiamo identificato il gene codificante la proteina MAF responsabile della sindrome».

Grazie a questa scoperta sarà ora possibile avere una diagnosi rapida e certa per questa patologia con tutti i vantaggi conseguenti anche in termini di presa in carico del paziente.

«L’identificazione -puntualizza il ricercatore del Dipartimento di Ematologia, Oncologia e Medicina molecolare dell’Istituto Superiore di Sanità - non solo conferma la diagnosi che viene effettuata su criteri clinici, ma consente, in questo specifico caso, di definire in maniera accurata la malattia stessa, perché abbiamo compreso che quella che era chiamata sindrome di Fine-Lubinsky rappresenta un gruppo eterogeneo di malattie, tra cui quella che abbiamo battezzato sindrome di Aymè-Gripp, causata dalle mutazioni del gene codificante la proteina MAF».

«Compresi i meccanismi patogenetici - conclude Marco Tartaglia - sarà possibile iniziare a pianificare e sviluppare possibili strategie terapeutiche».

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