Sconfiggere il tumore
Uomini più favoriti delle donne

Un gruppo di ricerca internazionale coordinato da Carlo La Vecchia, epidemiologo dell’Università degli Studi di Milano, in un articolo pubblicato su Annals of Oncology stima che i tassi di mortalità per tumore nell’Unione Europea per il 2017 diminuiranno più velocemente negli uomini rispetto alle donne.

Lo studio, sostenuto dall’Associazione Italiana per la Ricerca sul Cancro (Airc), prevede che rispetto al 2012 i tassi di mortalità per tumore negli uomini si ridurranno di poco più dell’8%, raggiungendo un tasso di 132 per 100.000 residenti in Europa nel 2017, mentre nelle donne il calo sarà di circa il 4% raggiungendo un tasso di 84,5 per 100.000. Nel 2017 sono previste 761.900 morti per tutti i tumori negli uomini e 611.600 nelle donne.

«Il fatto che le diminuzioni dei tassi di mortalità siano minori nelle donne rispetto agli uomini essenzialmente riflette i diversi andamenti di mortalità del tumore del polmone e dei tumori correlati al fumo fra i due sessi - afferma La Vecchia -. Infatti i tassi di mortalità per cancro al polmone nelle donne sono in continuo aumento rispetto al 2012; abbiamo predetto un aumento di circa il 5% per quest’anno e un tasso di 14,5 per 100.000 donne; al contrario, negli uomini il tasso di mortalità per il tumore del polmone diminuirà dell’11%, raggiungendo un valore di 33 per 100.000». Nel 2017 in totale si prevedono 275.700 morti per tumore del polmone in uomini e donne, corrispondenti a circa il 20% dei decessi per tutti i tumori.

Vitamine e aminoacidi ricoprono un ruolo fondamentale nelle alterazioni epigenetiche, ossia nei meccanismi cellulari coinvolti nello sviluppo di malattie come il cancro. La scoperta, che promette risvolti applicativi in campo oncologico, arriva da un team internazionale coordinato dall’Istituto di genetica e biofisica «A. Buzzati-Traverso» del Consiglio nazionale delle ricerche (Igb-Cnr) di Napoli. «Abbiamo scoperto con sorpresa che nelle cellule staminali un ruolo chiave è svolto da due insospettabili attori denominati ’metabolitì (molecole molto piccole indispensabili per la vita della cellula) che corrispondono alla Vitamina C e all’aminoacido L-Prolina - spiega Gabriella Minchiotti, tra gli autori dello studio e ricercatrice Igb-Cnr -. Abbiamo dimostrato che le cellule staminali embrionali pluripotenti (ossia cellule staminali presenti nei primissimi stadi dello sviluppo), se trattate con Vitamina C acquisiscono uno stato più immaturo (primitivo), mentre se trattate con l’aminoacido L-Prolina danno luogo alla formazione di una cellula embrionale più matura (stato cosiddetto primed). Quindi Vitamina C e L-Prolina agiscono in maniera del tutto opposta sulle cellule staminali embrionali, determinando delle modifiche al DNA che non ne alterano la sequenza bensì il modo in cui viene letto e quindi la sua attività».

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