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«Terra nelle scarpe»

Scarpe chiamate a diventare testimoni di un messaggio, oggetto di una singolare esposizione unica in Italia: si chiama «Terra nelle scarpe» la singolare e suggestiva mostra realizzata a Milano.

«Ne hanno percorsa di strada sporcandosi di terra, portando in giro le idee per salvaguardare questo nostro sempre più fragile pianeta». Scarpe chiamate a diventare testimoni di un messaggio, oggetto di una singolare esposizione unica in Italia: si chiama «Terra nelle scarpe» la singolare e suggestiva mostra realizzata dall'artista vicentino Antonio Gregolin e presentata per la prima volta a Milano fino al 7 marzo nello storico Palazzo «Isimbardi», sede della Provincia di Milano.

L'occasione cade in concomitanza con il Salone Internazionale della Moda e con il Micam e il Mipel. Una mostra per sensibilizzare attraverso un oggetto come la scarpa,il legame che abbiamo - o dovremmo avere - verso la Terra. Perchè non stiamo parlando di moda, di nuove tendenze nel mondo della calzatura, ma sulla civiltà che ha visto nella scarpa qualcosa di più di un semplice accessorio. Una perfetta alchimia quella pensata da Gregolin, noto per la sua creatività che sconfina spesso nelle tematiche ambientali, dalla Land art alla ricerca antropologia.

In scena ci sono le scarpe dello spirito. Scarpe comuni come oggetti da museo. Scarpe di personaggi famosi. Scarpe della musica. Scarpe dello sport, dell'arte. Tutte indossate da figure che hanno contribuito a vario titolo con un segno, un messaggio un gesto verso il nostro pianeta. Oltre settanta le scarpe esposte in un allestimento sotto i rinascimentali archi del peristilio di Palazzo Isimbardi, trasformato in un sentiero di «scarpe-simbolo» che vanno oltre il tempo.

Così la cultura contadina raccontata da Ermanno Olmi le cui povere scarpette di legno del protagonista del suo film L'Albero degli Zoccoli, sono qui accostate a quelle più moderne del maestro del cinema. Le scarpe da cava dell'allora giovane Mauro Corona, oggi affermato scultore, scalatore e scrittore di montagna. Ma anche scarpe «dalle suole consumate dei reporter», come intimava Indro Montanelli ai giovani apprendisti giornalisti, che appartengono a due maestri contemporanei della carta stampata e della televisione, come Ettore Mo e Toni Capuozzo, eredi quasi ultimi di quell'andare per strada a caccia di notizie. Dai musei della Grande Guerra sono esposte le scarpe dei soldati austriaci e italiani, come quelle dei deportati nei campi di concentramento tedeschi.

Gregolin nella sua originale ricerca ha poi battuto i sentieri dello spirito: «Bussando alle porte di conventi e monasteri convinto che anche le scarpe ci siano segni dello spirito. Così ho trovato scarpe fatte a mano e mai uscite prima dai monasteri femminili di clausura. Le “pantofole liturgiche” dei monaci armeni dell'Isola di S.Lazzaro-Venezia Sandali francescani fino a quelli di un pellegrino di Santiago. Pezzo storico sono un paio di sandali del 1530 del beato Antonio Pagani, venerando predicatore nel Concilio di Trento, uscite per la prima volta per l'occasione, dal reliquiario del convento francescano vicentino di S.Pancrazio di Barbarano».

Più profane ma non meno significative, le scarpe sportive di Alex Zanardi, pluricampione paralimpico, di Nives Meroi la scalatrice degli ottomila e le «scarpe –piede» di Tom Perry , lo scalatore a piedi nudi di fama mondiale. Autentici spunti di riflessione, se è vero che «la felicità comincia dai nostri piedi e con le scarpe camminano le nostre idee». Lo diceva anche il mitico Forrest Gump, nell'omomimo film; «Dalle scarpe si possono capire molte cose di una persona…».

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