A Calcinate le camicie
denim di Agnelli

Un ricordo indelebile. L'avvocato Agnelli, orologio sopra il polsino delle sue camicie botton-down. Gianni Agnelli amava anche le camicie in denim che ora l'amato nipote Lapo Elkann ha tirato fuori dagli armadi. Rieditandole alla Agatex di Calcinate.

Un ricordo indelebile. L'avvocato Agnelli, orologio sopra il polsino delle sue camicie botton-down, immortalato in foto che lo hanno reso icona di stile. Amava i suoi completi Caraceni, la cravatta sotto il maglione a girocollo, tendenza che proprio lui lanciò insieme al piumino imbottito sopra al più classico doppiopetto. Gianni Agnelli amava anche vestirsi in jeans, con camicie in denim che ora l'amato nipote Lapo Elkann ha tirato fuori dagli armadi. O meglio: da sempre Lapo custodisce pezzi storici del guardaroba dello zio, spesso indossandoli o rieditandoli per il suo marchio di moda e ricerca Italia Independent. E proprio in Bergamasca Lapo ha trovato la camiceria che fa al caso suo.

La Agatex di Calcinate sta infatti producendo alcune linee per il suo brand: «Una serie è in denim – spiega Daniele Ghilardi, amministratore unico dell'azienda nata ad Albino nel 1940 –. Abbiamo studiato una camicia che è appartenuta a Gianni Agnelli e da qui siamo partiti per una linea in jeans dal fitting più moderno». Oltre a questa collezione, anche una linea in canvas pesante tinto in capo e una collezione dal taglio più classico con trattamenti di lavaggio che rendono i capi più old-style. Una collaborazione interessante per la Agatex: l'azienda è alla sua terza generazione, nata durante la seconda Guerra Mondiale da un'idea di Antonio Ghilardi che avviò la fabbrica producendo camicie per i militari. Negli anni Cinquanta il trasferimento a Calcinate: «Mio nonno qui impiegò un centinaio di donne che lasciarono i lavori nei campi e passarono alla fabbrica e alle macchine da cucire».

Nel 1987 subentra nell'impresa la terza generazione, con Daniele Ghilardi, e l'impronta dell'azienda cambia con un forte impulso verso l'internazionalizzazione: «La manodopera aveva un costo troppo elevato, rischiavamo di non essere più competitivi: da qui la scelta di spostare gradualmente il lavoro nella ex Jugoslavia». E, successivamente, in Romania dove Ghilardi nel 1992 stringe una joint venture con un'azienda del posto che lavora con 140 persone su doppio turno.

«A Calcinate negli anni '98 e '99 la parte produttiva si è andata a esaurirsi e ora nella Bergamasca resta l'ufficio stilistico, la parte commerciale, logistica e di controllo: una ventina di donne, una più brava dell'altra, con una struttura di produzione più ristretta per i clienti che chiedono il made in Italy 100% - spiega -. Si pensi che faremo qualche migliaia di camicie all'anno a Calcinate contro le 3 mila al giorno in Romania». Sempre in Romania, la Agatex nel gennaio del 2000 ha aperto un'altra fabbrica con 300 dipendenti: «Il tutto lavorando per terzi, molti grandi marchi e molte realtà estere, spingendo sull'Oriente, i Paesi Arabi e il nord Europa. In Italia la richiesta si è contratta: l'80% del fatturato del 2012, che si è attestato sui 10 milioni di euro (tra l'Italia e la Romania), l'ho fatto fuori. Buone le previsioni per il 2013».

Questo perché «il metodo di lavoro si è evoluto, specializzato: adesso serve una consulenza mirata, personalizzazione del prodotto e questa è la modalità vincente in questa fase così critica dove la differenza la fa la capacità del fornitore di risolvere i problemi e rispondere alle richieste in tempi rapidi». È determinato Ghilardi: «E non ci si nasconda dietro a un dito – continua -. Il made in Italy è una mosca bianca. Ho raggiunto un'alta produzione mantenendo la cura artigianale ma avvalendomi di strutture estere. Resta confermato l'indotto bergamasco per alcune parti: dalle buste delle camicie agli imballaggi fino ai bottoni. E se confeziono in Romania a costi differenti dall'Italia, da Bergamo controllo la produzione e la sua qualità».

Che deve essere sempre alta, per rispondere a clienti di punta come per esempio il Lanificio Colombo: «Con loro stiamo lavorando a delle camicie in cachemire e cachemire e seta, uomo e donna, e a nostra volta stiamo pensando di avvalerci della loro materia prima per proporre capi di alta qualità ai nostri clienti. Tutto nell'ottica di fare mercato. Abbiamo anche ripensato anche tutto l'iter di evasione ordini: i clienti chiedono sempre più velocità nelle consegne. Non è più come un tempo che si faceva un ordine a stagione. Ora le richieste sono magari più ridotte ma con continue e con diversificati riassortimenti: questo richiede più elasticità, nello stoccaggio delle merci, nella distribuzione e spedizione della merce». Perchè «i tempi sono cambiati», ripete spesso Ghilardi. Senza dubbio, mentre la moda è sempre la stessa, a ondate cicliche che riportano il sapore degli anni passati. Quelli dell'Avvocato, delle sue camicie e dell'orologio sul polsino.

Fabiana Tinaglia

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